Il cane Alpha, il cane dominante, il capobranco? L’abuso dei termini
Il cane alpha esiste? Il cane ha bisogno di un capobranco? La dominanza per come viene interpretata da noi uomini esiste nei cani?
Vediamo con questo articolo di trovare una spiegazione, cercando di non entrare troppo nel dettaglio, su cosa si intenda con i termini che si usano in cinofilia, quando si parla di cane alpha e di cane dominante. O meglio su cosa volessero dire coloro i quali li hanno usati e come invece si è finito per interpretarli e così “mandare al diavolo” tutte le corrette indicazioni ricevute.
Partiamo subito con il dire che l’interpretazione di un termine può avere diverse connotazioni/sfaccettature in base alla cultura del “popolo” che lo usa e più nello specifico dall’educazione e cultura del singolo essere umano. Ovvero se per un russo dominare significa (è solo un esempio metaforico) imporre la propria forza… per un abitante del Tibet può voler dire riuscire a controllare la voglia di bere un thè finchè esso non sia caldo al punto giusto… 🙂 Sto estremizzando ovviamente, ma… con uno scopo ben preciso.
Il mio intento è quello di far capire come nel mondo globalizzato e così “piccolo” le distanze si siano accorciate ed una frase scritta a New York viene letta nello stesso momento a Hong Kong. Ma se una cosa viene detta in Canada con certi termini, non per forza l’interpretazione che le viene data a Singapore sarà la stessa…

Non staremo a discutere di cane alpha, beta, omega, cani pacificatori, tutor e compagnia bella… Se è il caso affronteremo questi “tecnicismi” in altra occasione… Qui cercherò solo di desensibilizzarci un po’ sui termini così da affrontare la discussione con “aria più fresca” svuotando la mente da preconcetti ed errate polisemie ed esprimere gli stessi concetti con terminologia differente…
La terminologia
Continuo il ragionamento che sto facendo in questo modo per avvicinarmi ancora di più al “messaggio che voglio lanciare” evitando di utilizzare termini fuorvianti:
- Se negli anni settanta un certo Lucyan David Mech (nato il 18/1/1937) coniava il termine Alpha per definire la figura leader di un branco di lupi (coppia) e questo portò i lettori a vedere tale figura come una posizione da raggiungere usando la forza e la violenza… (tanto da far rivedere dallo stesso Mech tale denominazione della figura identificandola più recentemente in coppia… maschio o femmina riproduttrice nel caso di branco selvatico ed Alpha in un gruppo di lupi in cattività non imparentati) pur spiegando bene il suo non rifiuto all’idea di dominanza espressa come definizione di uno stato gerarchico…non ci siamo
- Se ieri su National Geographic Channel, l’addestratore di turno spiegava la sua visione di guida per il proprio cane utilizzando il termine capobranco ed oggi il cinofilo di turno la identifica con un comportamento da Generale Militare Comandante di corpo d’armata, intendendo una gerarchia piramidale e non circolare… non ci siamo
- Se i “buonisti di turno”, osannando all’amore per gli animali e a metodi non coercitivi, cavalcando l’onda della dilagata ignoranza che associava queste terminologie a comportamenti di prepotenza/violenza (fisica/psicologica) sui cani, hanno promosso metodologie di addestramento votate a riempirli di coccole e riempirne gli stomaci di biscottini e leccornie ottenendo solo la coscienza pulita dell’umano e lo stomaco pieno del cane… non ci siamo
Complice il vecchio sistema tradizionale di addestramento del cane nella cultura rurale dell’uomo, un po’ troppo antropomorfismo e all’altro estremo troppa tendenza all’antropodiniego, complice anche l’associazione di pensieri o l’idealizzazione di un capo militare o addirittura il semplice uso scorretto dei termini… “Giriamola” come vogliamo ma si è così facilmente caduti nell’incomprensione sia dei ruoli che dei metodi.
Perché? Semplice, perché tendiamo sempre a dare interpretazioni umane ai termini ed alle cose. Logiche spesso dettate dal nostro passato, dalla nostra cultura, educazione e dalle nostre esperienze, sempre più lontane da Madre Natura e dai suoi insegnamenti.
Il cane domestico non è un lupo
Esordivo così in un mio articolo dove rivedevamo le varie teorie evoluzionistiche del cane chiarendo già dal titolo stesso che il lupo ed il cane domestico fossero due specie differenti con un etologia ed un etogramma specie-specifico differenti. Queste differenze vanno dall’approccio nei confronti delle necessità e capacità nutrizionali a quelli della gestione familiare, da quello cognitivo a quello prettamente ambientale/logistico.
Con questo voglio dire che anche se alcune analogie etologiche sono ovvie, non dobbiamo peccare dicendo: <Il lupo in natura dunque il cane domestico….>. Dunque il cane domestico è un’altra specie! Questa è la realtà.
Rifacendoci al suddetto articolo ricordo come Il padre dell’etologia Konrad Lorenz (Vienna, 7 novembre 1903 – Altenberg, 27 febbraio 1989) già intravedesse differenze su questo argomento, addirittura asserendo una discendenza diversa tra cani di tipo areous e lupus:
<<Come riscontro, ritroviamo nei cani domestici tratti fisici e comportamentali tali da far distinguere i nostri pelosi in razze “lupine” e “areous” . Secondo Konrad Lorenz, nel suo “E l’uomo incontrò il cane”, sta proprio qui la differenza tra cani che cercano la figura del capobranco o del genitore. Per Lorenz quei cani che hanno una discendenza dallo sciacallo non avvertono in maniera così forte quel senso di appartenenza al branco. Essi hanno più che altro un morboso attaccamento infantile, risultando infantilmente devoti. Mentre i cani di origine lupina hanno una fedeltà più marcata nei confronti di chi li guida, hanno bisogno di poter contare sulla solidarietà del branco.
E’ singolare notare come nelle razze lupine il cucciolo cresca ed evolva il suo attaccamento affettivo con una determinata persona passando da legame affettivo con il genitore a legame di lealtà verso il suo leader. E di solito nella “famiglia branco” umana a cui appartiene la figura è sempre la stessa. Normalmente il passaggio in cui uno di questi cuccioli si affeziona per sempre ad un determinato membro della famiglia coincide con il quinto mese di vita.
Potremmo sintetizzare così:
- Razze con linee di sangue derivanti dallo Sciacallo dorato (aureus):
Comportamento vincolato alla figura della mamma; manifestazioni infantili; manifestazioni infantili che permangono parzialmente anche in età adulta.
- Razze con linee di sangue derivanti dal Lupo (lupus):
Fedeltà assoluta al leader una volta che questi si sia reso tale con chiara dimostrazione di capacità; coesione tra appartenenti al “branco famiglia”; indipendenza decisionale raggiunta la piena maturità.>>
Questa è una teoria che il buon Lorenz abbracciò, ma che come la reale discendenza del cane domestico anch’essa andrebbe tutta dimostrata nella sua intera correttezza… Ma che il ruolo sia di mamma/papà che di guida/leader che il proprietario deve riflettere è alquanto intuitiva, non solo in base al cane, alla razza ed alla sua genetica, ma anche in base al suo escursus di esperienze, di abitudini, di socializzazione e impregnazione avute…
Addestrare è un’altra cosa

Non vorrei essere frainteso, l’utilizzo del premio per l’addestramento, il rinforzo positivo, la tecnica di utilizzo degli spazi, la correzione fatta con la tempistica ideale, eccetera… sono tutti metodi di utilizzo validi nei vari contesti utilizzati. Pensate semplicemente ad addestrare un cane al “search and rescue”… utilizzerete un cane ad alta energia molto orientato al gioco e per ottimizzare la ricerca del disperso lo ricompenserete facendolo giocare… Salverà vite giocando! Un cane da caccia, dovrà utilizzare il fiuto e recuperare la preda e per questo essere ricompensato, eccetera…
Spiegavamo proprio in un altro articolo come addestrare il cane con il premio . Qui parliamo di altro… in questo articolo ci soffermiamo sulla sbagliata interpretazione dei termini e di cosa significhi invece essere una guida per il nostro cane.
E’ un po’ la differenza che c’è tra socializzazione del cane e l’avere un cane sociale… La socializzazione si fa da cucciolo e tende a creare il carattere dell’adulto (tramite le esperienze in periodo “sensibile”) il resto è addestramento e/o gioco.
Ridefiniamo i termini
I termini di alpha, beta, omega utilizzati per distinguere le diverse figure che si riscontrano in un branco formato erano volte ad identificare un ruolo sociale ben definito, una serie di compiti ben stabiliti, non certo una classe di comando.
L’alpha così identificato era il “figo della scuola” quello che non aveva bisogno di imporsi per avere proseliti nella sua classe, non il bullo che con la prepotenza e la forza dominava gli altri. Ma quello la cui aura di forte, di carismatico lo precedeva ed avvolgeva, attorniandolo di figure più che disposte a dimostrargli fiducia e, di conseguenza, a seguirlo.
Diciamo le cose come stanno, più chiaramente possibile. Per fare ciò vedrò di non utilizzare i termini di alpha, capobranco, branco, gerarchia e dominante. Utilizzerò altri termini così da poter partire da zero (“ground zero” direbbero gli americani).
Riporto due definizioni di capobranco e dominante che ho già usato in un altro articolo, ma che ricopio, perché credo di essere riuscito abbastanza bene ad esprimere il mio messaggio.
Il capobranco
Capobranco termine usato per facilitare le cose, per indicare che il proprietario deve essere quella figura di riferimento. E che dire del partner del proprietario? Deve anch’egli/essa esserlo! E che dire di quando i genitori umani non siano in casa? In questo caso chi “tira le fila” dei giochi? Chi controlla e stabilisce le regole tra i rimanenti? Ragionando per metafore sto considerando le famiglie senza figli che abbiano due o tre o più cani però può cambiare la struttura del Branco/Famiglia ma, il concetto rimane lo stesso. E’ stupido pensare che i ruoli siano quelli di tre “soldati semplici” (i cani rimasti in casa) che aspettano il ritorno dei superiori…
La struttura è non piramidale ma più conica.. più circolare se vogliamo, è molto più ampia al vertice superiore dove è il punto di riferimento. La guida può essere un singolo elemento, in un rapporto a due ma, in altri casi, possono essere anche due o tre figure che tra loro si scambiano in base al momento in base alla dimostrazione (se capaci) di QUEL PRECISO momento. E quando tali figure non ci sono? Beh è come i primi giochi da PC che vedevano le navicelle spaziali, tolta una quella successiva ne prende il posto. Come si è capito il posto di guida non può rimanere vacante MAI!
Il dominante
Se il ruolo di guida è stato lasciato scoperto da noi “genitori umani” ed il nostro povero cane che non ci è nato per fare il leader (la stragrande maggioranza dei casi) è stato costretto a ricoprirlo ed è anche un soggetto insicuro. Costretto si, perché i cani non hanno le velleità di potere come gli uomini, di guidare, dirigere e comandare. No, loro ne farebbero anche a meno, ma è il DNA di cane, è la necessità della sopravvivenza del gruppo sociale che lo richiede. E’ un comportamento profondamente radicato alla base del suo essere.
E’ alla base dell’essere CANE assicurarsi di seguire qualcuno che possa guidarlo e proteggere lui ed il resto del gruppo. E se così non è allora è bene che sia un altro più capace a farlo. E come eleggere la nuova guida? Beh sostanzialmente tutti “si candidano” a capobranco, tutti ci provano e solo chi è più capace tra i canditati (tra tutti) “si auto-elegge” (barra viene eletto) alla guida del gruppo. Con quali parametri? Semplice… Chi è che davanti alla torta e la mangia praticamente sempre? Chi è che davanti al cuscino del divano sale e se c’è già qualcuno, basta uno sguardo per farlo spostare? Chi mangia per primo? Chi GESTISCE LE RISORSE… tutte le risorse (o la maggior parte) ?
Ecco: Chi gestisce le risorse, chi si fa rispettare, è automaticamente eletto.
Ma non con la forza sottomettendo gli altri come spesso si travisa
Il gruppo

Un insieme di cani uniti è un gruppo (non branco), per essere tale devono vivere insieme (svolgere le normali e quotidiane attività di vita insieme “sotto lo stesso tetto”).
Non è lo sporadico incontro all’area cani a creare un gruppo con un rispetto stabilito (non gerarchie) tra i componenti (nonostante i tentativi di mettere subito i puntini sulle “i“).
Il gruppo sarà legato da dinamiche di interesse comune e dinamiche di interesse del singolo. Tali interessi del singolo possono coinvolgere più o meno l’altro/i componente/i del gruppo, ma dipende anche dal momento. Tra loro si instaura un rispetto, una netiquette (non gerarchia) chiara, ma non definitiva (le dinamiche sono alquanto fluide).
Il rispetto, la netiquette
Tale rispetto vedrà i componenti del gruppo seguire un individuo piuttosto che un altro. Perché? Ma perché si fidano, perché ha dimostrato (e può) di poterli difendere; ha dimostrato (ed è) di essere calmo nei momenti in cui la maggior parte di loro sarebbe andata nel panico o scappata; perché è sempre vigile ma calmo; sa sedare l’eccitazione esagerata con la sola presenza, energia e linguaggio del corpo od eventualmente “un tocco” nei casi più “indisciplinati”. Ma è quel soggetto che raramente ha bisogno di dimostrare qualcosa, non è un attacca brighe, raramente si “mescola” agli altri, anzi è piuttosto calmo, sempre vigile, ma distaccato.
Nel momento in cui sarà più debole o meno attento, o ferito, o ci sarà un elemento con una guida più promettente (non dominante) nel gruppo allora egli lascerà il posto di guida di leader (non alpha) a chi è più capace. Questi riprenderà da dove l’altro ha lasciato proteggendo e guidando.
La guida del leader
Tale guida sarà fatta di calma e sicurezza (lo ripeto). Se leggi questo articolo sei un amante degli animali e li avrai visti, osservati e ti sarà capitato di scorgere almeno una volta un vero cane leader (alcuni direbbero alpha adesso), uno di quelli che leader ci è nato e lo è veramente. Uno di quei cani la cui sola presenza invoglia gli altri al rispetto ammirevole e ad una richiesta di guida sicura.
Non parliamo chiaramente di uno di quelli a cui bisognerebbe regalare leadership per Natale (come spiegavamo in un altro articolo); un esemplare cioè, che venendo a mancare tale figura in casa si sia dovuto auto-eleggere a guida pur non avendone le capacità ed infatti possiamo dire che la sua guida “faccia acqua” da tutte le parti.
Comunicazione uomo-cane
Bene noi non siamo cani. Non comunichiamo con i cani come loro possano fare tra loro, ma entrambe le specie hanno cercato nelle ultime decine di migliaia di anni, di “venirsi incontro”, grazie alla convivenza. Ne parlo abbondantemente nell’articolo “il cane non è un lupo” che citavo prima, dove affrontiamo le varie teorie evoluzionistiche del canis lupus familiaris. La socializzazione primaria, l’imprinting, sono ben studiate in zoologia e danno “la chiave” per capire perché il cane ci considera parte del suo branco, diverso (specie diversa) ma parte della “famiglia”!! O nell’articolo il mio “cane cozza” forse in maniera ancor più precisa su questo aspetto.
Tale convivenza ci ha portato a cercare di conoscere meglio i nostri amici quadrupedi e loro… beh loro ci leggono in faccia 🙂 … Vero! Ma, non parlano italiano (o inglese o tedesco…).
Assoceranno l’oggetto o l’attività alla nostra parola, ma non sarà “spiegandogli” in corretto italiano cosa fare, che ci capiranno. Ora, se da un lato loro capiscono bene la nostra “comunicazione di intenti” fatta di energia, di voglia di ottenere qualcosa… anche noi dobbiamo fare la nostra parte ed ascoltare quel richiamo alle origini, quel sesto senso, quell’insieme di istinti primordiali sopiti in noi.
La comunicazione di intenti
Cos’è la comunicazione di intenti? Bene, io la spiegherei così:
Ammettiamo di essere stanchi di un certo comportamento di nostro figlio (umano), del nostro collega, amico, ma stanchi al punto di essere fermamente decisi di chiedergli di smetterla, anche se la cosa potrebbe farlo restare male… la comunicazione di intenti è quello sguardo carico di energia che gli rivolgiamo proprio un istante prima di “dirlo” a parole ed esprimerlo (all’umana maniera con il linguaggio). Attenzione, non siamo rabbiosi in quel momento, non lo prenderemmo a “martellate”, ma siamo decisi e costi quel che costi <gli faremo capire che deve smetterla…!!!>

E’ questa una forma di comunicazione universale nel mondo animale. Si potrebbe dire che sia l’insieme di linguaggio del corpo, mimica facciale, tipo di movimento nello spazio ed espressione convinta di un pensiero comunicativo.
Questo è ciò che intendo per comunicazione di intenti, al nostro cane basta quello per capirci ed eventualmente (con linguaggio del corpo) un bloccare fisicamente, una spinta… queste sono le comunicazioni più animalesche che dovremmo avere, piuttosto che sederci a tavolino con loro e spiegargli a parole cosa debbano fare e perché, o minacciarli con un giornale arrotolato o negoziare con loro: <“se non abbai alla porta prometto di darti un biscotto”>
Ascolta il “Richiamo della Foresta”
Una parte non del tutto estinta in noi è ancora collegata a Madre Natura. Il “Richiamo della Foresta” lo definiva Jack London, ma lui lo associava a Buck (un cane nato nell’agio e nella civiltà che “buttato” nelle terre selvagge sente il richiamo dei suoi avi, dei suoi istinti), io lo voglio associare a noi uomini moderni.
Con Il richiamo della foresta l’autore riporta tutti alla verità primordiale della natura e della vita. Quella caratterizzata “dall’acre profumo selvaggio dell’istinto” che regna sopra ogni cosa.
Canale del sito Biografieonline.it

Chi più, chi meno sentiamo ancora questa connessione e quando entriamo in sintonia con quella parte sopita in noi, riusciamo a capire ed a farci capire dai nostri cani.
Per farlo esiste un solo modo che non avrà bisogno di metodi (tecniche) aggressivi come il colpo di giornale sul fianco o il pacchetto di biscottini in tasca.
Sarà instaurare quella connessione fatta di intesa e accettazione da parte del cane di quella guida che saremo in grado di assicurare, quella promettente calma sicura che avremo. Non potremo simularla (imparare a dimostrarla si, ma fingere no) ed averla costantemente non è facile.
Pensavi fosse facile?
Ci sarà “in ballo” molto più di questa naturale predisposizione in realtà. Dovremo fare i conti con la nostra vita quotidiana, il tempo che vorremo dedicare al rapporto, ad instaurarlo e mantenerlo. Il tipo di energia che abbiamo e quella del nostro cane. La soddisfazione e l’appagamento del cane.
Non è facile, ma possiamo imparare a relazionarci con lui nel modo corretto, possiamo imparare ad esprimere la nostra guida non con prepotenza come spesso si mal interpreta, ma lasciando che l’aura di calma assertiva che ci pervade conquisti il nostro cane; oppure a volte più chiaramente comunicandogli, esercitando una leggera “pressione psicologica” (dovrebbe bastare uno sguardo ed una proiezione di intenti), cosa ci aspettiamo da lui.
Per questo è fondamentale scegliere il cane adatto a noi quando ne adottiamo uno e non lasciare che sia solo l’aspetto fisico a guidarci.
Sì. Non è da tutti e non tutti si possono ritrovare una cane con la naturale voglia di farsi guidare o con un’energia adatta al proprio tipo di energia.
Potremmo invece ritrovarci con un cane che tale guida la metterà costantemente alla prova. Ed allora cosa faremo noi? Lo minacceremo con il giornale? Lo corromperemo con i biscottini? Oppure lavoreremo su di noi, sulla stima in noi stessi? Miglioreremo questo aspetto del nostro essere?
Non sottovalutiamo mai l’aiuto professionale di un educatore/addestratore. Tali figure possono sì “riabilitare” il cane, ma saranno molto più utili nell’insegnarci quale sia il giusto tipo di comunicazione e relazione tra uomo e cane… addestrare l’umano 🙂 . Tranquilli: nessuno vi impedirà di dare premietti, coccole ed affetto… al momento giusto 😉
Concludendo
Ecco il “recap” di quanto detto
- Il cane che vive in gruppo ha bisogno di seguire una guida calma e sicura di sé.
- Tale “figura guida” non ha bisogno di dimostrare in maniera eclatante di essere capace. Questo sarà evidente da come si relaziona con l’ambiente e con gli altri.
- Bisogna migliorare la comunicazione uomo-cane essendo più chiari e decisi nel nostro “linguaggio”, usando più il corpo e le “dimostrazioni di intenti“, che le parole.
- Valutiamo la scelta del nostro cane con attenzione per minimizzare il “lavoro” da fare su noi stessi.
- Dobbiamo saper valutare bene cosa significa amore per un cane, essendo meno egoisti e più cinofili informati.
- Dobbiamo impegnarci a capire di più tutto questo o affidarci ad esperti del settore che ci educhino al corretto modo di relazionarci con i nostri piccoli tesori.
P.S.: Mettiamoci sempre in “discussione” , noi ed i nostri metodi!!!
Facciamo “il punto della situazione” su come parlare correttamente al proprio cane comprendendosi a vicenda nell’articolo dedicato “Come parlare con il nostro cane comunicando correttamente”
In molti scegliamo troppo spesso la via più semplice… Ed a volte non ci si può neppure biasimare più di tanto. E’ la nostra vita moderna è la vita del compromesso. Ma sta solo a noi trovare il giusto… compromesso 😉
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Ciao! Sono Alessio Palleschi
La mia passione per la cinofilia, che mi segue da 40 anni, mi ha portato negli ultimi tempi a voler aiutare sempre più persone a creare un rapporto migliore con i propri cani, a gestire e far crescere il proprio cane nel migliore dei modi in completa autonomia. Esplora gli articoli, le guide e gli approfondimenti che ho pubblicato su questo Blogdog!
Ciao sono Michela ho cane corso di 3 anni
Letto con molto interesse tuo articolo e sono decisa a rimettermi in discussione per cercare di farmi capire e di avere la giusta connessione
Grazie