Il cane domestico non è un lupo
L’addomesticamento del cane e la sua evoluzione

Ci si potrebbe chiedere quale sia la mia filosofia rispetto alla natura del cane, quali i motivi delle mie scelte. Alla base di tutto c’è il pensiero che sia sbagliato definire il cane domestico un lupo. Da qui partono tutta una serie di scelte che vanno dall’addestramento, alla nutrizione, alla convivenza tra le mura domestiche.
La risposta alla domanda: perché il cane domestico non è un lupo? Risiede nel nome stesso: Domestico. E’ ben risaputo all’interno della comunità scientifica mondiale come di dati certi e provati non ve ne siano rispetto a chi fosse il progenitore del cane domestico. Le teorie più plausibili vogliono che il lupo abbia avuto una parte fondamentale nel processo di formazione della specie, anche potenzialmente con incroci successivi ad un iniziale processo di differenziazione delle specie originali. Le origini datate 40 milioni di anni fa del Myacis o quelle di tre milioni di anni fa del Hesperocyon (formalmente Pseudocynonsides) ci dicono poco e nulla pur seguendole fino ai tempi più “recenti”. Le proposte sono varie dal Miocene che vede il Cynodesmus dar vita al Tomarctus o il Hesperocyon dar vita allo stesso Tomarcuctus o al Leptocyn… Ovviamente solo speculazioni al momento. Ma la domanda resta sempre la stessa chi è il predecessore immediato del cane domestico?
Il processo di domesticazione a cui tra 15.000 e 45.000 anni fa il cane è andato incontro, ma del quando in verità non siamo neppure certi… abbiamo ritrovamenti in China di lupi vicino gli insediamenti umani datati tra 200.000 e 500.000 anni fa, altri in Inghilterra datati 400.000 ed in Francia 125.000. Ad ogni modo dicevo, il processo di addomesticamento a cui è andato in contro lo ha reso un essere diverso, non solo morfologicamente e caratterialmente, ma anche biologicamente nel senso stretto del termine. Diverse capacità di tipo funzionale, di tipo comportamentale, di tipo sociale e di etogramma specie -specifico. La cosa più emozionante dal punto di vista dell’unione uomo-cane in questo cammino parallelo di co-evoluzione è proprio che l’uomo, sta proprio alla base dell’evoluzione di questo nuovo (evolutivamente parlando) essere. Negli articoli relativi alla comunicazione tra uomo e cane affronteremo meglio nel dettaglio questa esclusività del rapporto tra queste due specie. Anche perchè sarebbero stupido non apprendere anche dallo studio comportamentale dei lupi affinità particolari per conoscere meglio i nostri cani. Al momento 71 di 90 schemi comportamentali vedono in comune cani e lupi. Dunque pur dando per scontato che il cane domestico sia diverso dal lupo abbiamo comunque da apprendere da quelle analogie comportamentali che esistono. Però ne parliamo in altri articoli sul Blog, qui ci limitiamo ad affrontare le teorie evoluzionistiche.
Le origini del cane domestico
Veniamo a noi… Il cane (Canis lupus familiaris Linnaeus, 1758) è tassonomicamente definito un carnivoro (Specie: C. lupus Ordine: Carnivoro Famiglia: Canidae Regno: Animalia), ha un’identità genetica molto simile al lupo, ma non è un lupo.
Il lupo o lupo comune o lupo grigio (Canis lupus Linnaeus, 1758) è presente sia nel vecchio che nel nuovo mondo. E’ geneticamente vicino (oltre che al cane domestico) allo sciacallo dorato ed al coyote (tra i primi) con cui può produrre ibridi fertili. Lo sciacallo dorato è molto simile al lupo grigio, ma di taglia ridotta, è più snello con un muso più stretto ed una coda più corta.
Sull’origine del cane come specie le discussioni sono molto controverse dicevamo. Una a mio parere molto attendibile è che sia cane che lupo avessero uno o più antenati in comune il Canis lepophagus, ad esempio, comparso al termine del Miocene sei milioni di anni fa.
Vi sono teorie secondo le quali alcuni cani fossero nient’altro che antichi lupi addomesticati o altre forme di canidi. Per esempio lo sciacallo dorato (Canis aureus) o il Coyote (Canis latrans) i quali condividono lo stesso numero di cromosomi e producono prole fertile se incrociati tra loro. Adesso cercheremo di analizzare le varie teorie, i vari studi ed i dati oggettivi su cui formulare la nostra idea.
LA più “gettonata” è quella che vuole il lupo come antenato più prossimo ma… quale? Ci sono 32 sottospecie di Canis Lupus… L’origine proviene dalle specie del Nord Eurasia? Nord America, dell’est? China?… Artico? Speculazioni al momento, solo speculazioni.
La teoria biologica

Nel 1997 presso l’ Università della California, Robert Wayne con un gruppo di lavoro comparò i geni dei cani domestici con quelli di lupi, coyote e sciacalli, con tecniche di biologia molecolare. Oggetto di studio furono 140 cani di 67 diverse razze, 162 lupi da 27 popolazioni diverse, 5 coyote, 8 sciacalli dell’Abissinia, 2 sciacalli della gualdrappa e 2 sciacalli dorati. Il risultato dei campioni di DNA mitocondriale fu che coyote e lupi differivano di un 6%, contro l’1% tra lupi e cani domestici.
A quel punto venne analizzata la cosiddetta “regione di controllo”, ovvero una piccola porzione del DNA mitocondriale e fra le 67 razze di cani vennero trovate 26 diverse sequenze nella regione di controllo. Cioè nessuna razza aveva una propria sequenza caratteristica, piuttosto tutte condividevano un insieme di diversità genetica. Per molti questa fu la prova che il cane fosse un lupo addomesticato.
La verità potrebbe stare nel mezzo, ovvero che nel corso dell’addomesticamento e relativa selezione, in diverse parti del globo tra il paleolitico ed il neolitico, quando l’uomo cominciò ad avere delle dimore stabili, diversi tipi di canidi selvatici diventarono oggetto di addomesticamento.
Inoltre, non è difficile che nel corso del tempo abbiano avuto anche modo di incrociarsi tra loro. Se consideriamo i diversi studi delle sequenze genomiche mitocondriali e nucleari e la capacità di accoppiarsi e produrre ibridi fertili tra Cane domestico e Lupo Grigio, Coyote, Lupo africano, Sciacallo dorato, Caberù e Cuon, come possibilità questa non è poi così tanto remota.
La teoria comportamentale

Il Dott. Antonio Ciampelli in un suo trattato afferma: < Negli anni ‟50 il premio Nobel Konrad Lorenz ipotizzò che alcune razze discendessero principalmente dai lupi ed altre dagli sciacalli e in particolare dallo sciacallo dorato C. aureus. La teoria era supportata sia dall’aspetto esteriore, sia dal comportamento diverso dei cani di tipo lupus, rispetto a quelli di tipo aureus.
La differenza comportamentale era soprattutto riscontrabile nel rapporto di dipendenza dall’uomo del cane adulto. Questa infatti era maggiore per i cani di tipo aureus nel periodo sensibile per l’attaccamento al padrone, che era molto più breve e precoce nei cani di tipo lupino. I cani di tipo aureus non avrebbero avuto nessuna difficoltà ad identificare nel padrone il ruolo del genitore-guida per tutta la vita. Mentre i cani di tipo lupino avrebbero (come succede per i lupi e i dingo addomesticati) messo in discussione la posizione gerarchica del padrone una volta diventati adulti, per riconoscerla solo se il padrone si fosse rivelato all’altezza di un vero capobranco>
Predisposizione nei geni
Non dimentichiamoci che durante la selezione delle varie razze di cane alcune siano state “naturalmente” più predisposte di altre a determinati tipi di mansioni o comportamenti. Troviamo differenze come la caccia al cinghiale piuttosto che la caccia ai topi. Oppure la ricerca di un leader nel branco famiglia piuttosto che di un compagno di giochi. O ancora l’assenza di monogamia nell’accoppiamento piuttosto che la monogamia stessa…
Chi ci dà la certezza che la più o meno predisposizione primordiale istintiva non derivasse al principio da un’appartenenza genetica ad uno o ad un altro genoma? Per fare un esempio, il Cuon ha una predisposizione nei confronti della caccia grossa come il lupo, ma nel suo branco mancano le rigide gerarchie sociali e sono presenti più femmine riproduttive.
Altro esempio… il Caberù è predisposto alla caccia dei roditori, mentre lo Sciacallo dorato ha un’altissima capacità di adattamento con una dieta che può comprendere frutta,insetti e piccoli mammiferi provvisti di zoccoli.
La teoria morfologica
Come riscontro, ritroviamo nei cani domestici tratti fisici e comportamentali tali da far distinguere i nostri pelosi in razze “lupine” e “areous” . Secondo Konrad Lorenz, nel suo “E l’uomo incontrò il cane”, sta proprio qui la differenza tra cani che cercano la figura del capobranco o del genitore. Per Lorenz quei cani che hanno una discendenza dallo sciacallo non avvertono in maniera così forte quel senso di appartenenza al branco. Essi hanno più che altro un morboso attaccamento infantile, risultando infantilmente devoti. Mentre i cani di origine lupina hanno una fedeltà più marcata nei confronti di chi li guida, hanno bisogno di poter contare sulla solidarietà del branco.
E’ singolare notare come nelle razze lupine il cucciolo cresca ed evolva il suo attaccamento affettivo con una determinata persona passando da legame affettivo con il genitore a legame di lealtà verso il suo leader. E di solito nella “famiglia branco” umana a cui appartiene la figura è sempre la stessa. Normalmente il passaggio in cui uno di questi cuccioli si affeziona per sempre ad un determinato membro della famiglia coincide con il quinto mese di vita.
Potremmo sintetizzare così:
- Razze con linee di sangue derivanti dallo Sciacallo dorato (aureus):
Comportamento vincolato alla figura della mamma; manifestazioni infantili; manifestazioni infantili che permangono parzialmente anche in età adulta.
- Razze con linee di sangue derivanti dal Lupo (lupus):
Fedeltà assoluta al leader una volta che questi si sia reso tale con chiara dimostrazione di capacità; coesione tra appartenenti al “branco famiglia”; indipendenza decisionale raggiunta la piena maturità.
La teoria dell’addomesticazione

Una forte teoria di addomesticamento sostiene che l’uomo scelse tra il precursore del cane domestico quegli esemplari meno propensi alla caccia, meno timorosi e più docili, selezionando così i cuccioli secondo queste caratteristiche. Uno studio atto a confermare ciò fu svolto sulle volpi in Russia. Studio iniziato da Dmitry K. Belyaev nel 1959 e conclusosi oltre 40 anni dopo, all’Institute of Cytology and Genetics di Novosibirsk, Siberia, con un totale di 45000 volpi studiate.
Tale studio dimostrò come l’addomesticamento di selezione poteva portare alla variazione genetica sia dei tratti comportamentali che di quelli fisici nelle volpi con la comparsa anche di comportamenti comuni nei cani domestici (ma assenti nelle volpi selvatiche ed in quelle del gruppo di controllo). Si parla di tratti come orecchie più morbide, l’abbaiare, lo scodinzolare anche da adulti. Il comportamento mutò ottenendo volpi che andavano in calore due volte l’anno e che leccavano mani e volti dei ricercatori.

La pubblicazione dei risultati fu sconcertante… dopo solo 6 generazioni di selezione gli studiosi dovettero aggiungere una classificazione in più dove rientravano quelle volpi che si comportavano come cani, ricercando l’attenzione dei ricercatori, leccando le mani che le nutrivano.
Dopo venti generazioni gli appartenenti a quest’ultima classe diventarono il 35% e successivamente arrivarono all’80%. La misurazione dell’attività ormonale dimostrò un calo costante dell’attività delle ghiandole “adrenaliniche” nelle volpi ed un aumento dei livelli di serotonina, non riscontrabile nel gruppo di volpi non selezionate e rimaste selvatiche.
La cosa che stupì in maniera ancora più importante fu notare il cambiamento fisico di alcune caratteristiche, assenti nelle volpi selvatiche come: macchie nel mantello, orecchie pendenti, code corte o arricciate. Diminuirono anche le dimensioni del cranio in altezza ed ampiezza e con esse anche le dimensioni del muso che divenne più corto e tozzo. Se pensiamo alle differenze tra lupo e cane domestico, questo è un importante segnale…
La teoria neotenica
L’esperimento sulle volpi siberiane ci riporta alla teoria neotenica. Tale teoria non è strettamente correlata alla nascita del cane, bensì alla sua differenziazione in razze durante l’addomesticamento (e relativa selezione). Tale teoria recita che l’uomo continuò la selezione del cane domestico prediligendo gli esemplari docili che mantenevano il più possibile le sembianze da cuccioli. Con il termine «neotenia» si intende, infatti, il mantenimento di caratteristiche giovanili in età adulta. A diversi gradi di neotenia, corrisponderebbero anche diverse morfologie e attitudini comportamentali.
Questa teoria trova la sua esplicazione nella scala neotenica redatta dal biologo americano Raymond Coppinger, pubblicata nel 1983. Fondamentalmente le fisionomie ed anche il comportamento/predisposizione delle razze canine moderne dipende dallo stadio di “crescita bloccata” a cui le razze siano giunte😊. Riformulo… dipende da quali tratti infantili siano rimasti anche nel cane adulto di quella razza.
Il buon Coppinger (che poi rivisitò alcune delle sue teorie) basava la sua classificazione in base alla fisionomia ed al carattere dei cani. Cioè in base a quanto queste si discostassero dal cane domestico adulto al cucciolo, passando dallo stadio del neonato, allo stadio del gioco, del paratore, del tallonatore ed infine adulto. Coprendo così dalle forme dei molossoidi a quelle dei lupoidi.
Di seguito riporto la tabella tratta da Wikipedia che può incuriosire sicuramente:
https://it.wikipedia.org/wiki/Neotenia
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Stadiazione della neotenia del cane domestico
Lorna e Raymond Coppinger hanno classificato le varie tipologie di cane domestico sulla base di cinque “stadi neotenici”.Questi partono da un primo stadio in cui il cane presenta tutte le caratteristiche del cucciolo di lupo, fino al quarto stadio in cui il cane raggiunge il grado di “maturità psichica e fisica” del lupo adolescente. Il quinto e ultimo stadio rappresenta il lupo adulto vero e proprio, che solo pochissimi esemplari di cane riescono a raggiungere.
1º stadio, o stadio del neonato

Corrisponde al cucciolo di lupo sotto i 2 mesi.
I cani al primo stadio neotenico hanno caratteristiche fisiche prepotentemente infantili, tipiche dei cuccioli di lupo nel primo e secondo mese di vita. Il muso è corto, le orecchie piccole e pendenti, il cranio tondeggiante, il corpo tozzo e l’andatura goffa. Psicologicamente il cucciolo è legato esclusivamente alla madre e ai fratelli, e allontanarsi da loro gli provoca paura e stress. Il mondo esterno gli interessa pochissimo, e ha paura di tutto ciò che non conosce: quindi tende a reagire aggressivamente a qualsiasi stimolo estraneo.
Razze-esempio: tutti i molossoidi. Questi cani sono lottatori senza inibizioni rituali (che compaiono infatti solo nel lupo adulto), ottimi guardiani perché estremamente territoriali (in loro, “tana” e “territorio” sono addirittura sinonimi). Però, non molto adatti ad attività che richiedano un alto temperamento (ovvero velocità di reazione agli stimoli) e spirito di iniziativa. Non sono gerarchici, perché l’ordinamento gerarchico inizia solo a tre mesi: per loro il concetto di “padrone-capobranco” non esiste. Esiste invece il concetto di “padrone-mamma”, perché è questa che amano, rispettano e a cui prestano obbedienza.
2º stadio, o stadio del gioco

Corrisponde al cucciolo di lupo di 4 mesi
I cani al secondo stadio neotenico si avvicinano al cucciolo di lupo dal terzo al quarto mese di vita. Manifestano curiosità e vivacità verso gli stimoli esterni, giocano spontaneamente con i fratelli e con i genitori, cominciano ad uscire dalla tana e a interagire (sempre in modo ludico) con altri membri del branco, ma diffidano ancora di ciò che non conoscono. Provano grande piacere nel prendere tutto in bocca.
L’aspetto fisico presenta: orecchie più lunghe, ma in posizione ancora pendente o semieretta, muso allungato e corpo più agile e proporzionato.
Razze-esempio: la maggior parte dei braccoidi e soprattutto i retrievers. Sono poco adatti a compiti di guardia e difesa. Questo perché ancora carenti dal punto di vista del coraggio. Inoltre hanno ormai abbandonato il legame con la tana, ma non hanno ancora sviluppato una sufficiente territorialità di tipo alimentare/sessuale (tipica dell’adulto). Di indole giocosa e affettuosissima, hanno una vera “passionaccia” per il riporto. Cominciano ad intuire il concetto di gerarchia, ma sono ancora legati alla madre: il padrone ideale è quello che sa tenere un comportamento intermedio tra “mamma” e capobranco.
3º stadio, o stadio del paratore

Corrisponde al cucciolo di lupo di 4-6 mesi.
Le orecchie sono ormai erette o quasi erette, il muso si è ulteriormente allungato, l’andatura è agile e sciolta. In questo stadio il cane non è più in “fase orale” e quindi è meno appassionato al riporto. Manifesta invece la tendenza a sorpassare qualsiasi oggetto (o animale) in movimento, “intercettandolo” e tagliandogli la strada. Questo comportamento viene detto appunto “parata” e rappresenta una sorta di preparazione al comportamento predatorio. Questi si manifesterà poco tempo dopo e si tradurrà nell’inseguimento della preda e nel tentativo di afferrarla ai talloni. In natura, dai 3 ai 6 mesi, arriva la fase di ordinamento gerarchico / ordinamento del branco. Questi cani risultano molto gerarchici e collaborativi.
Razze-esempio: la maggior parte dei lupoidi, specialmente quelli da pastore. Questi cani sono adatti a compiti di guardia, perché già territoriali; di difesa, perché sono pronti a tutto per il padrone-capobranco; di pista, perché conoscono già le tecniche di caccia che li spingono a usare l’olfatto; di conduzione del gregge, perché tendono a “raggruppare” gli animali che vengono loro affidati. Le razze che appartengono al terzo stadio sono quelle più duttili ed eclettiche, perché mostrano una maturità psichica “quasi” adulta ma restano assai dipendenti dai superiori gerarchici.
4º stadio, o stadio del tallonatore

Corrisponde al lupo adolescente
La prima teoria neotenica si fermava a questo stadio, raggruppando tutto il periodo che va dall’adolescenza all’età adulta. Oggi si tende ad aggiungere un quinto stadio che accoglie il lupo completamente adulto.
Nello stadio del tallonatore il cane presenta un fisico simile a quello del lupo adulto: orecchie dritte, muso lungo, muscolatura ben sviluppata, corpo agile. I tallonatori sono indipendenti, intraprendenti e predatori (sono già nello stadio in cui devono collaborare con gli adulti nella caccia). Tendono a inseguire la preda e a bloccarla addentandola nei quarti posteriori. Sono fortemente gerarchici ma rispettano solo il capobranco, perché non sanno più che farsene di una “mamma”. Con loro è più efficace una dominanza “seriosa”, che sdolcinata e ricca di coccole.
Razze-esempio: appartengono a questo stadio alcuni levrieri, tutti i cani nordici da caccia e due da slitta, il Samoiedo e l’Alaskan Malamute.
5º stadio, o stadio dell’adulto

Corrisponde al lupo adulto.
Per fisico e per carattere, il cane che raggiunge questo stadio somiglia a un lupo adulto. Non abbaia quasi più (come già detto, l’abbaio è una manifestazione infantile), ma può ululare per motivi sociali. Molto indipendente e predatore, può avere un legame molto forte solo con i membri di rango superiore che sappiano conquistarsi la sua stima (è anche prodigo di affetto, ma questo non basta per farsi obbedire).
Razze-esempio: i levrieri più primitivi (per es. l’azawakh) e le rimanenti due razze nordiche da slitta, siberian husky e groenlandese. Tra i due, il groenlandese è ancora più “adulto” dell’husky e la sua “gestione” è riservata a veri conoscitori della psiche canina.
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Evoluzione ed adattamento del cane domestico
Ad ogni modo, tralasciando le controverse origini e le selezioni di razza, quello che sappiamo è che più di centomila anni fa il cane ed il lupo geneticamente cominciarono un percorso diverso. E che più di ventimila anni fa (tra 15.000 e 45.000) il cane e l’uomo cominciarono a convivere. L’evoluzione e l’adattamento alla vita con l’uomo ha reso le due specie capaci di coesistere in perfetta sintonia. Una sorta di simbiosi mutualistica, dove sia il cane che l’uomo traggono reciproco vantaggio dal vivere insieme. Ma non si tratta di simbiosi pura perché sia il cane che l’uomo possono vivere da soli senza la necessità di dover obbligatoriamente condividere il “tetto”. Certo i nostri cani moderni difficilmente sopravviverebbero in natura lontano dall’uomo in competizione con le altre specie selvatiche.
I cani ci leggono in faccia!

L’intesa e la complicità che c’è tra cane domestico e uomo non ha paragoni se consideriamo qualsiasi altro tipo di relazione tra uomo-animale. Segno di un’evoluzione fianco a fianco. Alcuni esperimenti hanno dimostrato quest’intesa mettendo uomo e cane (non addestrato), uomo e scimpanzé e uomo e gatto, l’uno di fronte all’altro a svolgere due semplici esercizi…
L’esperimento.
Il cane (la scimmia, lo scimpanzé, ecc) si trova di fronte a due ciotole e deve scegliere quella che contiene il premio.
1. L’uomo indicherà con la mano la ciotola con il premio.
2. L’uomo indicherà con lo sguardo la ciotola con il premio.
Risultato? Tra tutte le specie poste a confronto, solo il cane rispose positivamente alle istruzioni dell’uomo, anche se questi indicava la ciotola con il semplice sguardo. Non sto qui a dilungarmi con voi sui dettagli o su come persino i cuccioli di cane, nonostante il carattere indisciplinato da cuccioli, fossero di gran lunga più in sintonia con l’uomo dei cugini primati o felini. Ma è assodato di come questa intesa sia stata dovuta all’addomesticamento, vi sono cani non addestrati, cresciuti senza contatto con l’uomo che mantengono questa capacità e di contro lupi cresciuti ed allevati con l’uomo che non ce l’hanno (stesso esperimento). Dunque non è un comportamento appreso e non è un comportamento comune ad altre specie (persino i “cugini” lupi non ne sono capaci). E’ solo il frutto dell’addomesticamento che ha variato i tratti morfologici, come vedremo più sotto nell’esperimento fatto su altri canidi come le volpi, ma anche cognitivo-comportamentali e di capacità sociale. Ecco che nei miei articoli parlo di branco/famiglia. Il cane sa che non siamo cani, ma ci tratta e vuole essere trattato come un partner sociale dello stesso gruppo.
Il dato di fatto è che l’evoluzione ha permesso una sintonia tale con l’uomo che il cane domestico durante l’esperimento ricercasse con lo sguardo gli occhi dell’uomo, che ricercasse istruzioni o segni nella mimica. Si, i cani ci leggono in faccia!!! Gli altri soggetti non solo non apprendevano immediatamente il significato delle istruzioni dell’uomo, ma conservavano sempre una sorta di indipendenza decisionale trascurando le indicazioni umane.
Coesistenza e co-evoluzione uomo Vs cane domestico
Molto discussa ultimamente sui social dedicati ai cani è il tipo di figura che il proprietario umano debba avere nei confronti del proprio cane domestico. C’è chi asserisce che bisogna essere dei capi branco, chi dei genitori affettuosi, chi dei leader capaci. Va di moda ultimamente rinnegare la figura gerarchica utilizzata per molto tempo e promuovere metodi di addestramento più “soft”, più rispettosi dell’essere dal punto di vista umano. Questo spesso commettendo il grave errore dell’antropomorfizzazione del cane domestico. Sul corretto uso dei termini io ne parlo in questo articolo .
Anche qui io non protendo per l’estremizzazione dei due comportamenti e mi limito ad essere rispettoso della natura del cane per quello che è… un meraviglioso animale che si è distaccato dalla sua natura selvatica e si è abituato a convivere con l’uomo. Che mantiene istinti legati alla sua natura (li manteniamo anche noi), ma che si è evoluto nei comportamenti grazie all’interazione uomo-cane. Io faccio il punto della situazione su come parlare correttamente al proprio cane comprendendosi a vicenda nell’articolo dedicato “Come parlare con il nostro cane comunicando correttamente”
Un selvaggio “rammollito”?
In altri termini sono dell’avviso che il cane domestico evolutosi di pari passo con la figura umana, abbia sì mantenuto un istinto ed una sua essenza molto vicini a Madre Natura, ma che si sia anche lasciato influenzare e “rammollire” dalla continua coesistenza e co-evoluzione con l’uomo.
E’ per questo che il cane non raggiungendo lo stadio di crescita neotenica finale, nel ruolo di capo, di leader, ci si “ritrova” raramente. Essere in questa posizione è per lui spesso fonte di stress e squilibrio; di contro però sente la necessità di avere una figura di riferimento di cui fidarsi. Una figura a cui affidarsi e mostrare rispetto. Ma se non ne trova una alla sua altezza si trova costretto a prendere quel posto che non può restare vacante. Posto vacante = sopraffazione del soggetto o del branco. Questo glielo spiega l’istinto ed i geni.
Può possedere un carattere ed un’energia interiore tali che, se fosse stato lupo, avrebbe ricoperto il ruolo del maschio Alpha (termine che sta cadendo in disuso) e chissà, e’ probabile che completandosi lo sarebbe diventato. Ed è in questi casi che il confronto con il capofamiglia umano è più difficile. Ma nelle famiglie moderne riscontriamo purtroppo spesso come anche un cane con carattere estremamente debole e pauroso possa imporsi a ruolo di leader della famiglia poiché in casa non esiste una figura che abbia polso e lo faccia sentire al sicuro, una famiglia in cui non esistano (almeno per lui) regole, limiti e barriere chiare ed univoche.
Questi sono i casi in cui riscontriamo la maggior parte delle problematiche per cui alla fine i proprietari disperati cercano aiuto professionale per “correggere” il proprio cane. Essi ignorano però, che dovrebbero essere loro i primi a correggere il proprio modo di fare nei confronti del povero pelosetto… Considerate che se il vostro cane ha un forte carattere da leader, sarà sbagliato che si erga a capo tra le mura di casa, ma darà meno segnali di disagio di un cane con carattere debole che si debba trovare suo malgrado in quel ruolo.
Cane domestico Vs Lupo. Le valutazioni obiettive
A questo punto credo che bisogna fare un po’ di meritate e obiettive valutazioni. La storia della nascita del cane domestico è tutt’oggi oggetto di discussione e teorie. I ritrovamenti fossili, le indagini genetiche e tutte le teorie esposte non trovano una comune e sicura soluzione. La storia ed i dati sono frammentati, questi ultimi dimostrano che i primi antenati dei cani certamente esistevano, con un bagaglio genetico diverso dai lupi e non vi è alcun salto diretto tra lupi e cani domestici. Questo antenato comune o antenati ha/hanno avuto modo di svilupparsi per numerose generazioni nel corso di migliaia di anni per diventare il cane che conosciamo oggi. Anche i primitivi!
La genetica

Vi chiederete cosa siano i cani primitivi?! Beh, c’è un certo numero di persone che affermano di possedere la razza più antica del mondo… è una classificazione ovviamente errata su svariati livelli. Solitamente queste persone vantano il fatto che il DNA dei loro cani è molto più simile a quello di un lupo… Beh precisiamo che tutti i cani posseggono il 99% della stessa composizione genetica di un lupo. Quel 1% di differenza è però importantissimo. Questa differenza è ciò che mi fa intitolare l’articolo “Il cane domestico non è un lupo”.
Dentro questa piccolissima percentuale vi è tutta la collezione di geni che influenzano i comportamenti che rendono il cane il nostro migliore amico e mantengono il lupo un nostro (biologicamente parlando) “concorrente” nella catena alimentare. Per rispondere a coloro i quali sostengono la tesi genetica vorrei dire che non è del tutto esplicativa la loro definizione e che dovrebbero aggiungere: Umani e cani condividono l’84% di DNA. Umani e scimpanzé condividono il 99% di DNA. Condividiamo le stesse caratteristiche genetiche per il 40% con le banane… dunque si capisce facilmente come queste valutazioni non abbiano molto senso. Il genoma del cane domestico, così come il genoma umano, ha circa 2,5 miliardi di coppie base del DNA. Le coppie di DNA di un cane diverse da un lupo sono 25 milioni! Questo non è insignificante. I cani sono lupi come noi siamo scimpanzé.
Il comportamento

I cani si comportano in maniera differente dai lupi soprattutto nell’ambito del branco. Di fronte ad un problema, i lupi sono più risoluti nel risolverlo e più propensi a lavorare con un altro membro del branco, mentre i cani se hanno un problema molto probabilmente cercheranno con lo sguardo una persona affinché gli dia istruzioni per la soluzione, o semplicemente si arrenderanno. I lupi anche nella fase della caccia sono molto più collaborativi tra loro.
Certo, a tutti è nota la grande predisposizione di questi a ringhi e morsi durante il pasto, ma nonostante ci sia più aggressività da parte dei lupi, ognuno di loro, anche il più basso di rango, riesce ad ottenere una parte di cibo. I cani di contro sono meno aggressivi l’uno con l’altro, ma non sono altrettanto collaborativi. Questo è quanto emerso in uno studio condotto dall’Università di medicina veterinaria di Vienna da Friederike Range, biologo comportamentale, e Zsófia Virányi osservando una popolazione di lupi e cani allevati insieme al Wolf Science Center.
La figura del capobranco è strettamente vincolante nella famiglia branco di lupi, ed è invece meno radicalizzata nel branco di cani. Vi è tuttavia una scala gerarchica, come dimostrato dal già citato R. Coppinger e da altri, ma essa è meno forte ed appare più complessa e basata sul contesto “sociale”, tale gerarchia è in continua evoluzione all’interno di un branco di cani.
E… l’alimentazione?
Ed arriviamo all’alimentazione. Le differenze tra cani e lupi vanno ben oltre il diverso tipo di comportamento. Nei confronti del cibo i lupi mangiano principalmente carne, con alcune varianti in base alla regione geografica in cui vivono. I cani sono molto più onnivori. Un dato scioccante che vi farà capire come l’assolutismo di parecchi “esperti” sia fuori luogo è che il sistema gastroenterico dei cani ed i loro bisogni nutrizionali sono molto più simili a quelli umani che non a quelli dei lupi. Quanto dico è basato su uno studio del 2013 che ha ricevuto parecchie conferme in campo scientifico.
L’analisi si basa sulle differenze genetiche tra lupi e cani domestici: i cani hanno tre geni che i lupi non hanno e che svolgono un importante ruolo nella digestione dell’amido (AMY2B, MGAM e SGLT1). Ciò non significa che i cani possono vivere di pasta, frutta e verdura, ma soltanto che la credenza che i carboidrati siano veleno per loro non è del tutto corretta. Certo, la base della ciotola come già detto in altri articoli deve essere predominantemente proteica di origine animale (carne di muscolo-organi-preda intera, ecc) , ma la giusta quantità di riso, verdure e frutta, non può che fare bene all’interno di una dieta bilanciata atta a raggiungere tutti i fabbisogni energetici e di micro e macroelementi per il singolo soggetto. Nel dettaglio di seguito vi riporto l’esposto dello studio.
Lo studio
Axelsson, un genetista evolutivo dell’Università di Uppsala in Svezia, ha confrontato il DNA di cani e lupi per capire quali geni erano importanti per l’addomesticamento. Ha sequenziato il DNA di 12 lupi provenienti da tutto il mondo e da 60 cani rappresentanti 14 razze.
Per prima cosa ha cercato singole lettere nel DNA, chiamate basi, che variavano da un genoma all’altro, identificando circa quattro milioni di questi cosiddetti polimorfismi a singolo nucleotide (SNP). Ha ignorato le regioni con il maggior numero di SNP e si è invece concentrato sui luoghi in cui c’erano pochissimi o nessun SNP. Quella mancanza di variazione segnala che il DNA era così importante per la sopravvivenza durante l’addomesticamento che ogni variazione è stata persa, quindi la maggior parte dei cani ha lo stesso SNP.
Quelle regioni erano quelle in cui i ricercatori erano più interessati. I cani avevano da 4 a 30 copie del gene per l’amilasi, una proteina che inizia la scissione dell’amido nell’intestino. I lupi hanno solo due copie, una su ciascun cromosoma. Di conseguenza, quel gene era 28 volte più attivo nei cani. Più copie significano più proteine, e gli studi sulle provette indicano che i cani dovrebbero essere cinque volte meglio dei lupi nella digestione dell’amido, il principale nutriente nei cereali agricoli, come grano e riso.
Cani e lupi hanno lo stesso numero di copie di un altro gene, MGAM, che codifica la maltasi, un altro enzima importante nella digestione dell’amido. Ma ci sono quattro differenze chiave tra la sequenza nei cani e nei lupi. Una differenza fa sì che i cani producano versioni più lunghe di maltasi. Quella proteina più lunga si riscontra anche negli erbivori, come mucche e conigli e onnivori, come lemuri e ratti di topo, ma non in altri mammiferi, suggerendo che la lunghezza è importante per i mangiatori di piante. Queste differenze rendono il cane domestico più efficiente del lupo alla digestione di cibo “umano”.
Lo studio sull’amilasi pancreatica
I cani si sono co-evoluti insieme all’uomo adattando la loro fisiologia in base al cambio delle abitudine alimentari dell’uomo. Questa si chiama evoluzione e ce lo spiegava bene Darwin. Che sia stato un passo obbligato per i cani adattarsi, perchè sin dal paleolitico abbiamo cominciato a nutrirli in maniera sempre più simile a noi, oppure un passo evolutivamente parlando normale, cambia poco. Al giorno d’oggi i cani sono una specie animale diversa da quella originale di più di 20.000 – 40.000 anni fa (quando si ipotizza che questa CO-evoluzione abbia avuto inizio) è corretto farsene una ragione. Il cane non è un lupo, le origini del cane domestico come abbiamo visto sono incerte. Ma anche qualora lo fosse stato in origine, adeso non lo è più. Dunque il cane deve mangiare solo carne? E’ una fesseria! Il cane pu mangiare grossi quantitativi di carboidrati semplici e complessi come fosse un erbivoro? E’ una fesseria! Premesso questo doveroso sfogo diciamo che le evidenze scientifiche ci portano a comprendere che: La co-evoluzione con l’uomo li ha portati ad avere una capacità di digerire gli amidi che varia nella sua “magnitudo” in base alla razza ed all’abitudine. Le cosidette razze nordiche hanno meno capacità di amilasi pancreatica di quelle europee, ma ce l’hanno comunque.
Lo spiega bene lo studio pubblicato su PubMEd (è in inglese)
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC5061917/
Quanto poi questo cambio di dieta e la nuova tendenza ad alimentare con mangime industriale (troppo ricco di amidi per questioni di profitto e di teniche del processo industriale stesso) sia o non sia correlato all’aumento di casi clinici di diabete mellito ( e tante altre problematiche) è oggetto di altre pubblicazioni e studi… (to be continued… 😉 )
Estratto dello studio
Astratto :
Gli adattamenti che consentono ai cani di prosperare con una dieta contenente amido, con un significativo aumento del numero di copie di AMY2B (gene deputato alla digestione degli amidi), hanno costituito un passo cruciale nell’evoluzione del cane dal lupo. Non è tuttavia chiaro se questo cambiamento sia stato associato con l’addomesticamento iniziale, o rappresenti uno spostamento secondario legato al successivo sviluppo dell’agricoltura. Gli sforzi precedenti per studiare questo processo erano basati su set di dati geograficamente limitati e metodi a bassa risoluzione, e quindi non è noto in che misura gli adattamenti dietetici siano universali tra i cani e se ci siano differenze regionali associate a strategie di sussistenza umane alternative. In questo studio utilizziamo il metodo PCR per indagare la diversità del numero di copie di AMY2B in tutto il mondo tra cani e lupi indigeni e di razza per chiarire come un cambiamento nella dieta del cane fosse associato al processo di domesticazione e ai successivi cambiamenti nella sussistenza umana. Troviamo che i numeri di copie di AMY2B sono distribuiti bimodalmente con numeri di copie elevati (mediana 2nAMY2B = 11) nella maggior parte dei cani ma nessuna o poche duplicazioni (mediana 2nAMY2B = 3) in un piccolo gruppo di cani originari principalmente in Australia e nell’Artico
Parte delle valutazioni:
Tra i 37 cani che trasportavano il numero di copia ancestrale AMY2B (2nAMY2B = 2) 10 erano cani da slitta autoctoni di origine siberiana, canadese o groenlandese, 1 era un husky siberiano, 1 era un cane della Groenlandia e 22 rappresentavano dingo australiani (tabella supplementare 1); solo 2 erano di origine cinese (un Chow-chow e un Pug) e un solo cane, uno Sloughi, era originario dell’Africa. Un cane da slitta indigeno di Chukotka, in Siberia, portava solo una singola copia del gene che indicava che era eterozigote per una delezione di AMY2B. Allo stesso modo, tra le 46 razze canine per le quali almeno 2 individui erano stati genotipizzati, il numero mediano di copie di AMY2B era 3 o meno nel cane della Groenlandia (mediana 2nAMY2B = 2,5, Groenlandia) e nel husky siberiano (mediana 2nAMY2B = 3, Siberia); e le 6 razze meno espanse includevano anche Samoiedo (mediana 2nAMY2B = 6.5, Siberia) e Laika (mediana 2nAMY2B = 7, Siberia) (Figura 1b; Tabella supplementare 3). I cani provenienti dalle regioni periferiche del globo quindi generalmente portavano poche copie di AMY2B, sebbene notiamo che un numero elevato di copie in Alaskan Malamute (mediana 2nAMY2B = 9.5, Alaska) costituisce una notevole eccezione a questa regola. Coerentemente con queste osservazioni, quando tutti i cani sono separati in 10 grandi regioni geografiche, osserviamo un numero complessivo di copie basse in Australia (mediana 2nAMY2B = 2, n = 25, intervallo: 2-3), Arctic American (mediana 2nAMY2B = 3, n = 37, intervallo: 2-16) e cani dell’Asia artica (mediana 2nAMY2B = 6, n = 19, intervallo: 1-13), rispetto a tutte le altre regioni
Parte delle Conclusioni:
Concludiamo che un numero di copie significativamente elevato di AMY2B nei cani provenienti da regioni con agricoltura preistorica indica che il cambiamento della dieta del cane è probabilmente associato al neolitico, ma si noti che è prematuro escludere del tutto sia un esordio precedente di questo cambiamento, data la prova di un aumento consumo di amido umano prima di questo episodio, così come un esordio successivo basato sulla mancanza di duplicazioni di AMY2B in Dingo. Data un’associazione neolitica del cambiamento della dieta e il fatto che le stime attuali dei tempi di addomesticamento del cane sono antecedenti allo sviluppo dell’agricoltura, una diffusa mancanza di espansioni del numero di copie nei cani artici e australiani è coerente con l’inizio della selezione per un’efficiente digestione dell’amido dopo l’iniziale l’addomesticamento, sebbene riconosciamo che gli effetti del fondatore, la selezione rilassata, l’introgressione dei lupi e il ruolo dei Dingo durante il processo di addomesticamento potrebbero aver confuso queste interpretazioni. È probabile che analisi future dei modelli di numero di copie di AMY2B nei resti fossili di cani forniscano ulteriori dettagli per quanto riguarda la tempistica precisa di questo evento di selezione
Il cane domestico non è un lupo. Conclusioni
Ricapitolando, risulta evidente che i cani sono dal punto di vista comportamentale e morfologico diversi dai lupi; i loro cervelli si sono sviluppati in modo diverso e le loro esigenze nutrizionali sono diverse.
Per cui il cane domestico non è un lupo. Esistono moltissimi lati in comune e origini primordiali uguali, ma l’addomesticazione e la convivenza con l’uomo hanno portato i cani domestici di oggi ad aver sostanzialmente trasformato la loro natura selvatica.
Un riscontro di ciò lo troviamo anche nei cani ferali. Cioè quei cani che vivono senza interazione diretta con l’uomo, ma costituiscono branchi di cani randagi che più che altro stanno e vivono alla periferia degli agglomerati urbani. Essi vivono di cibo rubato dai cassonetti, lasciato incustodito o di elemosine. Se cacciano non lo fanno come i lupi in gruppo, bensì da singoli e neppure tanto bene. In questo gruppo sono sempre più di due gli esemplari che si accoppiano, tanto da assistere a continue cucciolate ed il numero di questi branchi può essere talmente elevato da arrivare a superare l’effettiva possibilità di risorse presenti sul territorio ed annoverare così un tasso di malattie e denutrizione altissimo. Anche se in alcune osservazioni si è dimostrato come nel gruppo ben formato si tenda ad evitare rapporti consanguinei ed anche il calore delle cagne diviene più selettivo in base alla disponibilità di cibo… Ma su quest’ultimo punto attendo di trovare documentazione scientifica a supporto.
Proprio questa loro caratteristica ci ricorda come questo comportamento si discosti così tanto dalla specie Lupo, che per quanto lo riguarda mantiene un numero adeguato di cucciolate solo se la fornitura di cibo è sufficiente. Gruppi in cui la figura dell’alpha è presente e necessaria, mentre il cane domestico, come un ragazzino in esplosione ormonale, al primo stimolo sessuale, reagisce senza curarsi delle conseguenze.
Le eccezioni
Un discorso diverso va fatto per quelle razze metà cane e metà lupo come il Cane Lupo Cecoslovacco o il Cane Lupo di Saarlos entrambe relativamente recenti. Queste razze sono state create da incroci effettivi tra cane e lupo…per cui hanno un bagaglio genetico che li fa, per forza di cose, far parte di una categoria a se stante. Ne parleremo in un altro articolo 😉
Evoluzione è anche cambiamento

Il cane domestico, così come si è evoluto nel carattere e nella fisiologia, insieme all’uomo, anche nella sua alimentazione ha seguito un corso di adattamento. Quindi chi vuole il cane si nutra come i figli viziati di cibo confezionato e merendine è totalmente fuori strada.
Questo è lo stesso atteggiamento con cui ci si trova a confrontarsi parlando di diete alimentari umane. C’è chi sostiene che l’uomo, provenendo dalle scimmie, debba nutrirsi solo di frutta e semi. Chi non fa altro che mangiare cibi precotti e processati. E poi ci sono quelli (come me) che credono nell’evoluzione delle specie e nel cambiamento morfologico e comportamentale.
Quelli che credono che, dato un sufficiente lasso di tempo affinché l’evoluzione faccia il suo corso, il corpo dell’uomo e del cane si trasformino, adattandosi. Per cui, se per migliaia di anni ci si è nutriti in una determinata maniera, è più che ovvio che sia quella più salutare, quella a cui il corpo si è adattato meglio e da cui se ne possa trarre il massimo beneficio. Non offrite mangime ai vostri cani, vi sono alternative di cibo naturali (BARF, casalinga…), non arricchite le tasche delle industrie mangimistiche che operano come aziende farmaceutiche…
Tornando ai nostri cani… se da 15000 anni (forse anche 40.000) il cane si è sempre nutrito con cibo naturale avanzato dalla nostra cucina, cos’è cambiato adesso che supporti la tendenza degli ultimi tempi a nutrirlo con spesso sbilanciato e non naturale cibo industriale?!
La verità è che il cibo migliore è quello che da migliaia di anni abbiamo fornito al nostro cane domestico con la consapevolezza odierna che determinati alimenti siano da preferire ad altri ed alcuni da escludere totalmente. Per i dettagli vi rimando agli articoli che ho preparato sotto il menù “alimentazione”. Primo tra tutti quello dedicato agli alimenti.
Pensateci due volte prima di cedere agli stratagemmi di marketing moderni 😉
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Ciao! Sono Alessio Palleschi
La mia passione per la cinofilia, che mi segue da 40 anni, mi ha portato negli ultimi tempi a voler aiutare sempre più persone a creare un rapporto migliore con i propri cani, a gestire e far crescere il proprio cane nel migliore dei modi in completa autonomia. Esplora gli articoli, le guide e gli approfondimenti che ho pubblicato su questo Blogdog!
Articolo eccellente. Grazie.
Grazie per il feedback. Lo apprezzo molto 🙂