Il cane si sente in colpa quando fa danni in casa?
Siamo saltati alla domanda “il cane si sente in colpa?” dall’articolo dove affrontavamo meglio la comunicazione tra uomo e cane (come parlare correttamente al nostro cane). Come dicevamo per parlare correttamente dobbiamo farci capire, ma soprattutto dobbiamo capire il nostro cane e conoscerne sia la potenzialità associativa che quella cognitiva, oltre il linguaggio del corpo. Così facendo avremo meno possibilità di fraintenderlo
Il cane ed il senso di colpa

Dal WEB:
<Il mio cane sa di aver fatto una cosa sbagliata perché il suo linguaggio del corpo lo dice chiaramente che si sente in colpa quando rientro.>
<Lui lo sa di aver fatto danno, perché dimostra di essere colpevole PRIMA che io mi accorga del danno>
<E allora mi spiegate perché capita a chi ha più’ di un cane, che quando si indica l’oggetto del danno a tutti i cani, soltanto chi è stato a farlo ha lo sguardo ‘colpevole’ mentre gli altri non hanno la minima reazione?!>
Queste le frasi più comuni che si osservano frequentemente. Ma sono corrette ?
L’ultima affermazione sinceramente non riesco a contestualizzarla perché bisogna considerare che cani diversi, con carattere diverso e (se è il caso) di razza diversa è molto facile non abbiano le stesse reazioni con il proprio proprietario dunque non è un’affermazione indicativa. Quello che possiamo fare però è analizzare il tutto con obiettività.
Analizziamo con obiettività
Ecco le domande più frequenti, e come rispondere con prove alla mano:
- Il cane è capace di dimostrare sentimenti per una cosa accaduta ore prima? No! il cane ha la meravigliosa capacità di vivere il “qui ed adesso”. Certo…. ha reazioni diverse in base al “tempo che passa”, più concitate, battito cardiaco più elevato, una maggiore manifestazione di sottomissione se stiamo fuori casa 4 ore rispetto a solo mezzora (come identifica lo studio The effect of time left alone at home on dog welfare ).
Ma tornando quindi all’azione commessa ore prima della scoperta del “misfatto”, è inutile cercare di correggerli o premiarli per qualcosa accaduta mezzora prima, come l’ aver creato un “passaggio segreto” nel muro del soggiorno… Nello studio “Some effects of delay of punishment on resistance to temptation in dogs” si è dimostrato come già 15 secondi dopo dal comportamento indesiderato la punizione impartita fosse del tutto inutile e che 15 secondi fossero eccessivi. E parliamo di 15 secondi, immaginiamo di punire il nostro cane dopo 10 minuti o un’ora dal misfatto= INUTILE!
- Il cane è capace di rimuginare sul fatto di aver rotto qualcosa e pensare: <Mio Dio!…Appena tornano “mamma e papà”… chi li sente?!> NO! E’ un essere senziente senza ombra di dubbio, ma vive in maniera più serena e meno drammatica la sua quotidianità. Siamo noi umani ad aggrapparci a ciò che è accaduto nel passato ed a rimuginarci sopra. Il cane reagisce solo allo stimolo nel presente. Ciò non vuole dire che non sappia benissimo collegare cose avvenute nel passato con avvenimenti positivi o negativi, ma questo è un altro discorso.
- Il cane sa chiedere scusa? Certamente si! E’ un comportamento che hanno anche nelle interazioni sociali tra di loro. Il cane chiede scusa mostrando segnali di pace (come leccarsi il muso, voltarsi dall’altro lato, abbassare le orecchie). MA (è un grosso ma), quando rientriamo in casa e lui chiede scusa… non è detto che sappia PERCHÉ’ debba chiedere scusa. Il cane che chiede scusa al proprietario arrabbiato, non è detto che sappia perché il proprietario sia arrabbiato, ma sa soltanto che il proprietario si è irrigidito, non lo ha chiamato con voce acuta:”pasticcino vieni qui” due secondi dopo aver aperto la porta di casa, il suo sguardo era un misto tra “Oh mio Dio” e “li mortacc….” dopo aver visto il misfatto . 🙂
- Sono stati fatti esperimenti non in casa del singolo, ma con controllo super partes per evidenziare questo atteggiamento? SI. ne abbiamo nel 1970, 1977, 1993, 2000, 2007, 2009, 2012. Ne riporto giusto uno di seguito…
Lo studio sul presunto senso di colpa
Perchè menziono sempre studi ed esperimenti per confermare delle tesi? Semplice. Perchè se “mio cugino Franco” dice che il suo cane si comporta con senso di colpa quando fa danni e “la mia vicina” dice che non è vero, sono semplici punti di vista dei singoli, che possono avere decine e decine di valutazioni personali e restare solo delle impressioni (sempre “di parte”).
Invece in uno studio mirato gli scienziati, non sono condizionati in maniera affettiva ai cani, non tendono ad umanizzarli ma, osservano in maniera obiettiva, annotano e poi tirano le somme.
Lo studio come quello che vi sto raccontando ha analizzato il comportamento di 96 cani e dei loro padroni nelle loro case (oppure in ambienti familiari ai cani) dal Dicembre 20011 a Gennaio 2012 e da Giugno a Ottobre 2013.
E’ ovvio che ci sia più probabilità di individuare la realtà che non affidandoci a mio cugino Franco a cui mancano le doti di grande osservatore ed anzi non riconosce un cane stressato da un cane aggressivo 😉
Lo studio di cui parlo è “Are owners’ reports of their dogs’ ‘guilty look’ influenced by the dogs’ action and evidence of the misdeed?” tradotto: “Le dichiarazioni dei proprietari di avere dei “cani colpevoli” sono influenzate dall’azione dei cani e dalle prove dell’errore commesso?”.
Studio che vuole rispondere a questo:
I proprietari di cani dichiarano regolarmente che i loro cani mostrano comportamenti che indicano che hanno commesso un danno. Oppure che hanno disobbedito ad una regola mentre il proprietario era assente. Inoltre, i proprietari dichiarano che i cani mostrano questi comportamenti prima che i proprietari stessi abbiano scoperto le prove dell’errore. Alcuni proprietari considerano questi comportamenti come un’indicazione che i cani si sentano “colpevoli”.
Questo punto di vista implica che i cani valutano le proprie azioni secondo un codice di comportamento o regola interiorizzato
Lo studio rivela che lo “sguardo da colpevole” dei nostri cani non sia altro che una reazione al nostro comunicare disappunto. E’ stato dimostrato che i cani non dimostrano atteggiamenti di colpa se non c’è una reazione negativa da parte del proprietario.
Lo studio ha anche dimostrato la scarsa capacità di giudizio dei proprietari. Questi non erano in grado di riconoscere nel comportamento del cane se il cane avesse commesso un danno oppure no.
Ma vediamo meglio come si è svolto l’esperimento
Come si è svolto l’esperimento?
Tutto comincia con una ciotola, riempita e svuotata di “cibo proibito” all’insaputa dei padroni, che dovevano capire se i propri cani avessero o meno mangiato e, quindi, disobbedito. Il tutto con una semplice valutazione dell’atteggiamento “colpevole” o meno del cane. Dunque, senza averne la certezza, dovevano valutare se il cane avesse disobbedito oppure no soltanto osservando la sua reazione. I proprietari poi avrebbero docuto essere indifferenti o rimproverare il cane. Allo stesso tempo i ricercatori hanno annotato se il cane desse segnali tipici di colpevolezza o no
Dunque sono state create ed analizzate le opzioni di:
- Dico al cane di non mangiare ed il cane disobbedisce
- Dico al cane di non mangiare ed il cane obbedisce
- Il cane disobbedisce e non riempo la ciotola (il proprietario vede che il cane ha disobbedito)
- Il cane disobbedisce e riempo la ciotola (il proprietario NON vede che il cane ha disobbedito)
- Obbedisce e NON svuoto la ciotola (il proprietario vede che il cane ha obbedito)
- Obbedisce e svuoto la ciotola (il proprietario NON vede che il cane ha obbedito)
- Tutte queste opzioni con il proprietario che si dimostra arrabbiato e non…
Ribadisco… tutto moltiplicato per 96 Cani e 96 proprietari… non mio cugino Franco e la vicina… 🙂
Non sto a tediarvi con i dettagli dell’esperimento che potete consultare cliccando sul nome o qui . Quello che conta è:
[…]il comportamento dei cani come percepito dai proprietari non differiva tra le diverse condizioni, dimostrando che “l’aspetto colpevole” dei cani non era influenzato dalla loro stessa azione (nel compiere il danno) o dalla presenza o meno del danno
Department of Psychology, University of Cambridge, UK
Department of Psychology, University of Rijeka, Croatia
Il meccanismo di associazione

Lo studio rappresenta ciò che è la regola, ma è ovvio che nelle dinamiche casalinghe si possano instaurare quei meccanismi di associazione particolare. A casa nostra può essere che io me lo aspetti di trovare la spazzatura per casa, perchè oggi avevo buttato le ali di pollo. Oppure rientro e non trovo Fiby che aspetta come al solito davanti alla porta per farmi le feste… O altre potenziali dinamiche che sfuggono al nostro seppur grande metro di giudizio ed osservazione, ma non al nostro cane.
Il cane poi ha una grande capacità associativa (è così che li educhiamo). Infatti è ovvio che se ogni volta che sul pavimento si trova l’interno dei cuscini del divano ed ogni volta noi lo sgridiamo “malamente” è possibile che lui colleghi: gommapiuma sul pavimento + rientro del proprietario = proprietario incacchiato a bestia!
Ma questo non significa che lui sappia che provare a a scavare una buca nel divano sia una cosa sbagliata e si senta in colpa per averlo fatto. Quindi si, ci sta che al nostro rientro ancor prima che noi ce ne accorgessimo se per l’ennesima volta Fiby ha “smontato” la pattumiera si potrebbe dimostrare remissivo e preoccupato per una nostra reazione, mentre a Pablo (che quell’associazione non l’ha mai fatta) non gliene può fregar nulla…

Ma, attenzione, se la sgridata avviene, potenzialmente anche Pablo si dimostrerà preoccupato ed invierà segnali di pace… (il che conferma quelli che furono i risultati di un altro esperimento condotto nel 1970 da Weiss dove: “se il proprietario rientra in casa e sgrida malamente i due cani, paradossalmente può capitare che quello che non ha fatto il danno, invii segnali ancora più “di scusa” dell’altro“)
Possibile interpretazione errata. L’esempio pratico
Abbiamo visto in altri articoli come in generale, per noi umani, sia difficile a volte interpretare correttamente la comunicazione del nostro cane. Può infatti capitare che il cane invii segnali diametralmente opposti (come aggressività e paura contemporaneamente) ed il perché lo abbiamo già detto in altri articoli. Ma qui ci vogliamo concentrare su quanto sia facile per noi travisare anche segnali non confusi e dare un’errata interpretazione, che come diremo rappresenta un provocare un inutile disagio al nostro cane.

Ad esempio rientriamo a casa e vediamo tutta la spazzatura fuori dalla pattumiera ed in giro per casa… ci rivolgiamo verso il nostro cane Fiby con uno sguardo di mista incredulità e disappunto, il nostro corpo si irrigidisce, anche impercettibilmente (e lui lo vede immediatamente)… il nostro tono è tra domanda e sfida nel dire: <Cos’hai fatto? Cos’è successo?>
Ed ecco che Fiby si butta a terra, fa gli occhi dolci (“ci vuole dire che è dispiaciuto”), si mette a pancia all’aria (“perchè vuole coccole e fare pace”) leccandosi il muso continuamente (“mandando bacini”). E che pensiamo? <E’ inutile che ti senti in colpa….Se lo sai che non si fa, perchè fai sempre danno?!>.
Si… sono stato un po’ sarcastico… 🙂

E’ difficile crederci, ma basterebbe fare un semplice esercizio: bloccare un’immagine in cui il cane non possa vedere noi, ma sentire che siamo tornati a casa e analizzare la sua postura e successivamente vedere il radicale cambio nel momento in cui è in grado di cogliere la nostra comunicazione (anche non verbale) dopo che ci siamo resi conto del misfatto. Vedremo l’insorgere di tutti quei “sensi di colpa” e “scuse” che con tanta facilità siamo bravi ad attribuirgli perché pensiamo sappia di aver sbagliato e si senta in colpa. Ma così non è se il misfatto è accaduto parecchi minuti prima che rientrassimo…
La verità della comunicazione
Consideriamo questo. Al nostro rientro in veloce successione facciamo sempre le stesse cose ed il nostro cane le conosce bene. Ma in questi casi il cane ci guarda e vede una sequenza diversa dal solito ed intuisce subito che qualcosa sia andato storto. A volte invece fa semplicemente un’associazione di situazioni (se capovolgere la pattumiera è un’attività ricorrente)
Fondamentalmente non ci dicono: <scusa so di aver sbagliato e mi sento in colpa>… Anzi sono confusi, si sentono minacciati e cercano di calmarci ed evitare ulteriori conflitti. E’ molto facile per noi scambiare questa comunicazione e questo linguaggio del corpo come senso di colpa!
Sostanzialmente Fiby ci stava tentando di manipolare con gli occhi dolci perchè dal nostro sguardo, dalla nostra mimica facciale, dalla nostra postura ed irrigidimento, dal nostro muoverci diversamente, dal nostro tono di voce e potenzialmente uso di parole aveva capito che era necessario farlo, insieme al mandare segnali di sottomissione (pancia all’aria) e segnali calmanti (slinguazzare).
Tuttavia, in assenza di una chiara manipolazione sperimentale di potenziali segnali, non è chiaro quali segnali possano innescare lo “sguardo colpevole” in assenza di rimproveri simultanei. Questi segnali potrebbero essere completamente separabili dall’effetto che il rimprovero ha sullo “sguardo colpevole” o potrebbero essere stati precedentemente associati dai cani al rimprovero. In quest’ultimo caso, i cani potrebbero mostrare “l’aspetto colpevole” quando percepiscono questi segnali predittivi da soli perché si aspettano che vengano sgridati dai loro proprietari (Lindsay, 2000, Wynne, 2007)

Certo, sappiamo bene che per correggere una marachella del genere bisognava essere presenti al momento del misfatto e sappiamo pure che in alcuni casi i danni in casa sono solo l’espressione di un disagio e che dunque per risolvere il problema bisogna focalizzarsi sulla causa e non sul risultato finale (il danno). Ciò non toglie che abbiamo, nel caso esposto, mal interpretato la comunicazione…
La capacità di provare rimorso, di fare i dispetti, di sentirsi in colpa, non appartiene ai cani
Conclusioni
Dopo questa analisi penso sia chiaro che qui stiamo analizzando il fatto che: se rientriamo in casa e scopriamo che il nostro raccoglitore di riviste sia “esploso” e rivolgiamo uno sguardo al cane che ci chiede scusa… Lui non si senta in colpa minimamente perché un’ora prima aveva pensato di “imparare a leggere”, ma chiede “scusa” (manda segnali pacificatori) soltanto perché ci vede arrabbiati.
Se pensiamo di saper mascherare bene il nostro comportamento diamo un’occhiata a questo estratto dell’articolo dedicato al linguaggio cinofilo proprio riguardo allo sguardo. Lo sguardo nel cane comunicazione cinofila PARTE 3

E non potendo fargli collegare il suo comportamento con il danno (anche se ci viene spontaneo per lo meno dirgli: “<Brutto cattivone, guarda che hai combinato>”)… Evitiamo di terrorizzarlo , punirlo (anche solo ignorandolo) o isolarlo.
Lui non saprà perchè sarà trattato così… si sentirà confuso e perderà un pizzico di fiducia sulla nostra capacità di leader responsabili. Quello che potremmo fare invece è insegnargli che la cosa non si fa come? Beh non molto diversamente da come abbiamo fatto quando era cucciolo se si tratta di regole.
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Diversamente se è ansia da separazione. Ma sempre dopo averlo appagato e stancato con sufficiente stimolo fisico e mentale, che sappiamo quest’ultima essere la migliore forma d’amore che possiamo dimostrare ad un cane,
Nel frattempo impariamo il linguaggio del nostro cane…

Ciao! Sono Alessio Palleschi
La mia passione per la cinofilia, che mi segue da 40 anni, mi ha portato negli ultimi tempi a voler aiutare sempre più persone a creare un rapporto migliore con i propri cani, a gestire e far crescere il proprio cane nel migliore dei modi in completa autonomia. Esplora gli articoli, le guide e gli approfondimenti che ho pubblicato su questo Blogdog!