L’importanza della socializzazione nel cane
L’importanza della socializzazione… Nella “cinofilia da parchetto”, mai argomento più nominato, confuso e frainteso è stato presente.
<Porto il mio cane (adulto) in area cani a socializzare, perché la socializzazione mi han detto che è importante, affinché Fuffy si rapporti bene con gli altri cani>.
Avere un cane socializzato non vuol dire avere un cane con una vita sociale. Significa che il nostro cane nel periodo dalla terza/quarta settimana di vita fino alla dodicesima/quattordicesima ha avuto modo di socializzare (conoscere, annusare, giocare) persone diverse (adulti con cappello, con il bastone, di colore bianco, nero, uomini e donne in divisa, chiassosi bambini), cani diversi (per razza, dimensione, sesso), ambienti diversi (città, campagna, mare) e rumori e stimoli vari (aspirapolvere, rumori di strada, motorini e macchine in movimento, etc, etc). E’ una fase molto delicata dello sviluppo psicologico e sociale di un cane.
E’ determinante nello sviluppo del futuro cane adulto l’insieme di imprinting , socializzazione primaria interspecifica, socializzazione secondaria intraspecifica, periodo dell’esplorazione e dell’attaccamento al luogo, precedente all’adolescenza.
Purtroppo è un periodo che coincide con il ciclo non completato di vaccinazioni del cucciolo e questo spinge molti veterinari a sconsigliare dal far uscire il cucciolo di casa fino al completamento delle vaccinazioni stesse. Pur riconoscendo la periocolosità del contrarre malattie se si viene a contatto con patogeni lasciati in zone frequentate da animali infetti (anche mesi prima) non si può fare a meno di evidenziare (come fa da molti anni la comunità veterinaria internazionale) quanto altrettanto pericoloso sia non socializzare correttamente il cucciolo prima che la finestra temporale di tredici settimane si concluda. Come riportato ad esempio dallo studio Puppy parties and beyond: the role of early age socialization practices on adult dog behavior. Di seguito un estratto che denuncia proprio tale atteggiamento.
Ruoli del veterinario, dell’allevatore e del proprietario nel fornire opportunità di socializzazione precoce e permanente:
I cuccioli vengono generalmente acquisiti dai nuovi proprietari all’età di 8-12 settimane. Fino a questa età, è responsabilità dell’allevatore assicurarsi che i cuccioli affidati alle loro cure siano stati sottoposti a pratiche di stimolazione precoce e siano stati adeguatamente socializzati per l’ambiente in cui trascorreranno la maggior parte della loro vita, oltre ad essere condizionati per i principali ruolo che andranno a svolgere. […]
Una volta che i cuccioli lasciano l’allevatore, è responsabilità del proprietario assicurarsi che il cane diventi un individuo ben socializzato. Il proprietario è quindi tenuto a dedicare molto tempo a socializzare adeguatamente il proprio cane, ma non sempre i cani ricevono i necessari protocolli di socializzazione e addestramento e di conseguenza possono svilupparsi problemi comportamentali.[…] Spesso i veterinari e gli infermieri veterinari sono il primo punto di contatto per un cliente dopo l’acquisizione di un cucciolo per consigli generali, controlli sanitari e vaccinazioni. Inoltre, molti veterinari incontrano regolarmente i proprietari con cuccioli nei periodi di sviluppo in cui è necessario adottare buone pratiche di socializzazione. Queste pratiche sono fondamentali nel modellare il comportamento futuro ed è necessario che siano condotte in modo appropriato. Un recente sondaggio ha indicato che circa il 75% dei proprietari di cani considera i veterinari una preziosa fonte di informazioni su questioni relative agli animali domestici. Inoltre, oltre la metà dei proprietari ha indicato che i veterinari sono la migliore fonte di informazioni
Quest’ultimo risultato è importante, ma suscita anche una certa preoccupazione, dal momento che le conoscenze teoriche e pratiche relative al comportamento e al benessere del cane non sono componenti fondamentali di molti programmi di studio di scienze veterinarie o di scienze animali. Dato che i problemi comportamentali sono una delle principali cause di abbandono degli animali domestici , la professione veterinaria deve essere in grado di fornire consulenza adeguata in materia di comportamento e socializzazione, nonché di assistenza sanitaria preventiva. Molti veterinari hanno senza dubbio una comprensione intuitiva delle migliori pratiche di gestione del comportamento e della socializzazione del cane in base alla loro esperienza nella pratica veterinaria e possono quindi fornire ai propri clienti buoni consigli. Altri scelgono di diventare esperti di comportamento intraprendendo ulteriori studi. Tuttavia, i corsi di gestione del comportamento dovrebbero essere inclusi in tutti i programmi di scienze veterinarie al fine di standardizzare meglio la consulenza fornita dai veterinari ai clienti che necessitano del loro aiuto. Ciò aumenterà la probabilità che i proprietari che frequentano praticamente qualsiasi clinica veterinaria ricevano informazioni adeguate sul comportamento, in base allo stato attuale della scienza. Altrimenti, la professione potrebbe dover riconoscere questa mancanza di educazione comportamentale e implementare politiche per indirizzare i proprietari che hanno dubbi comportamentali sui loro cani ad addestratori adeguatamente qualificati e/o comportamentisti veterinari. […] Se i proprietari si riforniscono di informazioni prevalentemente da veterinari e infermieri veterinari, è necessario stabilire se si tratta di un consiglio credibile e garantire che questi professionisti siano aggiornati con i metodi di migliore pratica nel comportamento, nell’addestramento e nella socializzazione dei cani.
[…]Infine, poiché molti programmi di scienze veterinarie non richiedono il completamento di corsi sul comportamento del cane, è importante comprendere il livello di conoscenza dei professionisti veterinari riguardo al comportamento del cane e alla modifica del comportamento. Ciò aiuterà a identificare le lacune in tale conoscenza, che possono essere colmate includendo componenti del comportamento del cane nei futuri corsi di laurea e offrendo programmi di sviluppo professionale sulla socializzazione per gli attuali veterinari. Poiché il veterinario è spesso il primo punto di riferimento per i nuovi proprietari o per i proprietari preoccupati per il comportamento del proprio cane, questa conoscenza potrebbe potenzialmente avere un impatto sulla vita di migliaia di animali.
Traduzione con Google Translator dell’articolo.
L’articolo completo si trova qui: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6067676/ Autori: Tiffani J Howell, Tammie King, and Pauleen C Bennett

Spesso per socializzazione viene intesa solo la capacità di interagire con altri cani estranei, ma non è ovviamente solo questo.. anzi. Se ci pensiamo bene le interazioni sociali tra canidi appartenenti a branchi diversi è pressoché basata solo sul confronto e sul rimarcare i limiti del territorio. Il singolo può essere accettato come nuovo elemento del branco, ma il processo per accettarlo non è mai immediato. Segue esso stesso una interazione sociale ben specifica. Però se il cucciolo viene esposto correttamente ai suoi simili, il suo “knowhow” ed equilibrio sociale aumenterà esponenzialmente.
Prima di entrare nel dettaglio chiariamo subito la differenza tra:
- il cane che è sociale; e dunque come all’umana maniera frequenta altri cani e altre persone perchè io padrone lo faccio socializzare nel modo in cui socializzo al pub il venerdì sera. Questo tipo di interazione può trovare la sua importanza quando il cucciolo comincia a diventare un “piccolo adulto”. La fase adolescenziale che va dal sesto mese in poi.
- Il cane correttamente socializzato; quel cane che da cucciolo, nel periodo sensibile tra la terza/quarta e la dodicesima/quattordicesima settimana di vita è stato “esposto” alle più svariate esperienze che lo hanno “forgiato” e gli hanno dato gli strumenti di apprendimento validi per conoscere il mondo esterno, i suoi abitanti e le sue diverse situazioni.

Dunque quando dico vado a socializzare il mio cane o vado a fare un corso di socializzazione, beh quello che sto dicendo è che sto andando ad addestrare… sto abituando il mio cane. Con tutte le difficoltà del caso, che… dipendono spesso e volentieri dalla risposta alla domanda: “Il tuo cane da cucciolo è stato correttamente socializzato?” 🙂
Appunti di zoologia
Imprinting: rapido e di solito stabile apprendimento di schemi comportamentali che appaiono presto nella vita di un membro di una specie sociale. Coinvolge il riconoscimento della propria specie e può coinvolgere l’attrazione per il primo oggetto che si è visto muovere.
Il fenomeno dell’imprinting fu notato già nel I secolo d.C. dal naturalista romano Plinio il Vecchio, che scrisse di “un’oca che seguiva Lacydes come un cane fedele”. Konrad Lorenz fu il primo a studiare l’imprinting in modo scientifico e sistematico. […[ Nel 1973, tre zoologi, K von Frisch, N. Timbergern e K.Lorenz, ricevettero il Premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia. La motivazione adduceva che questi tre scienziati erano stati i maggiori artefici della nuova scienza, l’etologia, lo studio scientifico del comportamento animale, soprattutto in condizioni naturali.
Hickman, Roberts, Keen, Eisenhour, Larson, L’Anson
Il fenomeno dell’imprinting è limitato ad un breve periodo sensibile, nelle prime fasi della vita di un animale. Una volta stabilito un legame o un’esperienza di imprinting, essa normalmente è mantenuta per tutta la vita.
Dunque facciamo qualche esempio che dimostri come sia importantissima questa fase nel mondo animale.
Esempio 1
Un pulcino di oca, alla schiusa dell’uovo avrà un imprinting sulla prima figura in movimento, che (ci si augura) sarà la mamma oca e riconoscerà nella madre la figura di riferimento da seguire. Se alla schiusa fosse presente un uomo, il pulcino seguirebbe l’uomo e non più un suo simile.
Esempio 2
In molte specie di uccelli dal canto territoriale caratteristico, i piccoli maschi devono imparare il canto dal padre. Se privati in tenera età di questa esperienza sviluppano un canto anomalo, non riconosciuto dagli altri (e dalle femmine). Di contro, se nel periodo critico che va dai 10 ai 50 giorni dalla schiusa gli viene permesso di ascoltare registrazioni del canto di appartenenti alla sua specie selvatici, egli impara a cantare normalmente (addirittura con lo stesso dialetto ascoltato).
Le fasi dello sviluppo del cucciolo

Ma non facciamo confusione tra l’imprinting delle oche quello che dura qualche minuto alla schiusa dell’uovo alla socializzazione del cucciolo di cane… Studi scientifici hanno dimostrato come e quali siano le ripercussioni di una buona o cattiva socializzazione dei cuccioli, sia nello sviluppo neurologico e sensoriale che caratteriale. Insomma corpo e mente, come vedremo negli studi di Scott, Fuller , Lorenz Zimen, Franc & Franc.
A tal uopo uso come fonte e ne consiglio la lettura (ma è in lingua inglese) del “The Domestic Dog: Its Evolution, Behaviour and Interactions with People” a cura di James Serpell (Professor of Humane Ethics & Animal Welfare) e Priscilla Barrett
Secondo la classificazione Scott & Fuller (1965), Scott et al.(1974), lo sviluppo del cucciolo di cane può essere diviso in una serie di quattro periodi naturali. Ho voluto escludere di proposito il periodo dei 30 giorni prima della nascita (periodo prenatale), ma voglio solo dire che è stato dimostrato (sui roditori non sui cani) che eventuali stress subiti dalla madre potrebbero avere ripercussioni sullo stato emozionale dei figli una volta nati.
Periodi:
- Neonatale; 1°- 2° Settimana.
- Di transizione; 3° settimana.
- Di socializzazione; 4° – 9°/12° settimana.
- Giovanile. 13° – Maturità.
Periodo neonatale
In questo periodo il cucciolo dipende totalmente dalla madre. Dalla nascita fino al compimento della seconda settimana di vita i cuccioli sono sensibili agli stimoli tattili e a certi gusti e odori. Le azioni motorie sono scarsissime ed anche occhi ed orecchie sono chiusi. Inizialmente si pensava che a questa età i cuccioli fossero incapaci di imparare per associazione, considerato lo stato del sistema neurosensoriale immaturo. Successivamente invece è stato dimostrato come semplice associazioni possono essere apprese, anche se ovviamente in maniera molto più lenta rispetto a cuccioli più “maturi”.
I cuccioli esposti a stimoli in questa tenera età difficilmente ne riporteranno ripercussioni da adulti. Però è ben dimostrato che in questo periodo, l’essere manipolati o esposti a forti stimoli, può avere degli enormi vantaggi. Alcuni di questi effetti possono essere un’accelerazione nella maturazione del sistema nervoso; una più veloce crescita di pelo e di peso; miglior sviluppo motorio e capacità di risoluzione dei problemi ed infine apertura precoce degli occhi.
Cosa fare?
E’ stato inoltre dimostrato (Fox,1978) come l’essere manipolati nel periodo tra la nascita e la quinta settimana produca un vantaggio al cucciolo in crescita. E’ il cambio adattativo del sistema ipofisi-surrene… Vantaggi dal punto di vista di istinto esploratore, confidenza, dominanza sociale e adattamento più efficace nelle situazioni di stress in cui viene sottoposto da adulto.
Dunque, da buon allevatore, manipolare i cuccioli dovrebbe essere una pratica ovvia e così sarà se abbiamo scelto bene l’allevatore da cui scegliere il cucciolo.
Periodo di transizione
Dalla seconda alla terza settimana. E’ il periodo in cui il cucciolo passa dalla fase di neonato verso quella di cagnolino. In questo periodo di transizione si aprono gli occhi (attorno al tredicesimo giorno) e i condotti uditivi (18-20 giorni). In questo periodo si notano i progressi che fa il cucciolo, imparando a “gattonare” a “marcia indietro”, ma anche ad alzarsi e camminare. Cominciano a espellere feci ed urina al di fuori della “zona nido” senza l’aiuto della madre per essere stimolati. Il cucciolo inizia a mostrare interesse per cibo semi-solido, a giocare alla lotta con i suoi fratellini e sorelline, ad agitare la coda.
Comincia a ringhiare e le vocalizzazioni del pianto cominciano a cambiare. Infatti adesso comincia a diventare una richiesta di aiuto. Se all’inizio i mugolii del pianto erano solo per fame o o freddo, adesso il piccolo comincia a piangere anche se semplicemente lontano dalla “tana” ed in un ambiente non familiare, ance se alimentato e riscaldato. Questi sono gli istinti rimasti dai tempi della vita libera, ben evidenti in altri canidi come i lupi, dove stare a tre settimane lontani dalla tana può voler dire pericolo di morte (in realtà i lupi sono anche più precoci in questo)
Cosa fare?
Beh il periodo è giusto di una settimana… continueremo la corretta manipolazione dei cuccioli e staremo più che attenti a fornire la corretta alimentazione alla madre.
Eccoci al famoso periodo della socializzazione. Il periodo critico per la socializzazione è stato individuato, dopo diversi studi e test in laboratorio, nel 1961 (Freedman et al.). Esso va dalla seconda settimana e mezzo fino alla nona/tredicesima settimana di vita. Ovviamente dipende dal cucciolo e dalla sua soggettività.
Dapprima descritto come periodo critico (da Lorenz 1935) per lo sviluppo delle relazioni sociali primarie è stato successivamente rinominato periodo sensibile. Lorenz lo associava a quel periodo in cui (come nell’imprinting di alcuni uccelli) le esperienze cui il piccolo veniva esposto in questa finestra temporale avrebbero causato effetti irreversibili sul comportamento. Fox (1978) ed altri ritenevano che appropriati stimoli in questo periodo fossero necessari per il corretto normale sviluppo.
Recentemente si è capito che i limiti temporali di questo periodo sono più graduali che improvvisi e che eventuali comportamenti o preferenze acquisiti in questa finestra temporale, non siano irreversibili, ma possono essere modificati nel futuro, anche se con diversi gradi di difficoltà. Da qui la nomina di periodo sensibile negli anni ’80.
La socializzazione primaria dei cuccioli è largamente indipendente dai premi o punizioni associati, anche se sia gli stimoli positivi che negativi possono accelerare il processo. Così come i lupi allevati in cattività, il periodo di socializzazione assicura che i cuccioli formino quell’attaccamento sociale con i propri fratellini e sorelline, genitori e altri membri del branco, incluse altre specie presenti, ad esempio in casa o incontrate in maniera sociale nello stesso periodo.
Fondamentale in questo periodo che il cucciolo non venga traumatizzato, per un rimprovero troppo violento o un incidente doloroso, sia da animali che da persone.
Evidente come cuccioli cresciuti insieme a gatti, nonostante la loro caratteristica di razza da cacciatori, stabiliscano relazioni di affetto fortissime con i gatti di casa. O come razze da Pastore destinate alla cura del gregge vengano esposte in questo periodo a socializzare il più possibile con gli animali che poi dovranno proteggere e guidare.
Anche se fu dimostrato come l’incontro precoce con altre specie non debba necessariamente essere particolarmente frequente o protratto a lungo affinché la socializzazione “prenda piede”. Fuller (1967) infatti dimostrò come per socializzarsi con l’uomo fosse necessario durante questo periodo che il cucciolo fosse esposto per appena 20 minuti a settimana con uomini. Wolfle (1990) sperimentò che per dei beagle da laboratorio fosse sufficiente meno di 5 minuti a settimana.
E’ stata dichiarato (Scott & Fuller 1965), come in questo periodo sensibile di socializzazione, i cuccioli formino un attaccamento nei confronti di luoghi particolari. Fenomeno questo chiamato “localizzazione“, anche se attaccamento al luogo sembra più appropriato.
Cosa fare?
Beh, questo è il periodo davvero critico, ma la disquisizione è talmente lunga che mi riservo di rimandare i dettagli in un altro articolo dedicato https://alessiopalleschi.com/la-socializzazione-del-cucciolo-come-e-cosa/ . Ad ogni modo, esporremo il cucciolo a varie situazioni e gli faremo conoscere diversi tipi di animali, di persone, di rumori, luoghi, oggetti, superfici, odori e quanto più possibile in nostro potere.
Una nostra lettrice alleva (anche) Chiuhuahua. E come è giusto che ogni allevatore faccia, ha l’abitudine di far interagire i piccoli (all’età giusta) con la corretta socializzazione a cani ben più grandi, rumori, traffico, persone.
I suoi cuccioli partono, al momento di essere adottati, con una “marcia in più”… https://www.villandrei.it

Allevamento Chihuahua di Villa Andrei
Periodo giovanile
Dalla tredicesima settimana fino al raggiungimento della maturità sessuale. Questo è il periodo in cui avvengono i grossi cambiamenti comportamentali dovuti soprattutto alla componente ormonale che poi da adulto giocherà un ruolo fondamentale (nei cani non sterilizzati). Molti in questo periodo tendono a ipotizzare che il proprio cane sia dominante ed alpha, quando probabilmente il comportamento del cane è dovuto a mancanza di regole e disciplina da parte del suo leader umano. Perchè, come dicevamo in un altro articolo, ben pochi sono i cani che nascono per fare il capobranco.
In un articolo dedicato all’adolescenza del cane e delle problematiche inerenti ho discusso di come il periodo giovanile fosse quello che dalla 13° settimana arrivava al momento della maturità sessuale, 6-8 mesi (solitamente), ma in realtà l’adolescente cucciolo continua a crescere fino all’anno e dal punto di vista della maturità caratteriale, abbiamo in base alla razza, cani che possono definirsi maturati completamente (maturità sociale Overall,2013) al 24° mese di vita (2 anni). Il discorso che stiamo affrontando in questo articolo è la socializzazione, che rappresenta forse il più studiato dei periodi del cucciolo, ma la crescita neurologica del cane prosegue ben oltre la sua tredicesima settimana di vita.
[..] Studi sull’uomo e sui ratti mostrano che rete neurologica dei mammiferi continua a crescere e svilupparsi durante l’adolescenza e questo può hanno effetti a lungo termine sulla personalità degli adulti
McCrae et al., 2000; Sisk and Zehr, 2005; Crone, 2009; McCormick and Mathews, 2010
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Cosa fare?
Fondamentalmente spiegheremo come abituare il cucciolo alle attese in solitudine per prevenire l’ansia da separazione. Cominceremo ad impostare quella che sarà la sua vita fatta di regole, limiti, barriere che lo renderà equilibrato e rispettoso della nostra leadership. Se è ancora con la madre, vedremo come essa comincerà a trattarlo sempre più da adulto e meno come cucciolo. Ci saranno più tentativi di allontanamento, la mamma vorrà sempre più privacy e sarà sempre più autorevole e gerarchica nella sua figura di educatrice. Li preparerà alla vita adulta, senza se e senza ma…
Lo stress dei 60 giorni
Sappiamo bene quanto sia difficile aspettare per potersi portare il proprio cucciolo a casa… aspettare i famosi 60 giorni (8 settimane).
Volevamo un cucciolo da tempo, abbiamo forse aspettato anni per averlo, ed ora ogni giorno di attesa pesa come un mese intero. Siamo andati in allevamento e lo abbiamo scelto con cura, siamo andati a vederlo sin dalla nascita e non aspettiamo altro che portarlo a casa, ma il buon senso e le norme dell’Enci impongono che il piccolo stia con la madre almeno fino al compimento dei sessanta giorni di vita. Oppure la cucciolata è casalinga e cerchiamo di convincere i proprietari della fattrice a consegnarcelo prima… GRAVE errore

Se vogliamo il meglio per il nostro nuovo piccolo amico, sarà il caso di non cercare scorciatoie e di permettere che il piccolo stia con la madre ed i fratellini il più tempo possibile.
I primi mesi di vita di ogni cane sono fondamentali per il buon sviluppo psichico e comportamentale del cucciolo. E come abbaiamo visto avendo il piccolo a sole 8 settimane con noi sarà nostra cura esporlo il più possibile alle esperienze di vita. Troppo spesso sentiamo di cuccioli che non sanno modulare il morso, che ringhiano davanti alla ciotola del cibo, che non sanno comunicare correttamente con gli altri cani e non hanno limiti.
Come dicevo vedremo meglio nell’atto pratico come aiutare il nostro cucciolo ad avere una corretta socializzazione nell’articolo La socializzazione come e cosa fare.
“Con la mamma tutto e’ meglio” sono le parole d’ordine per un cucciolo…
Allevatrice M.Nottolini
A scuola di vita!
La modulazione del morso
Dalla terza settimana i cuccioli cominciano a giocare tra loro. I loro dentini da latte sono molto aguzzi e possono fare male, loro questo ancora non lo sanno. Ma lo impareranno presto, perchè il loro mordere troppo forte un fratellino lo farà piangere e se da un lato il pianto potrebbe stimolare di più la presa, dall’altro c’è l’azione moderatrice della madre, che sentendo uno dei cuccioli piangere interverrà “riprendendo” l’aggressore.
Con il passare dei giorni e della mobilità il fratellino morso scapperà, mettendo fine al gioco. Qualora il piccolo continuasse e si lanciasse all’inseguimento, la mamma interverrebbe nuovamente aumentando la sua “fisicità” con il passare delle settimane. A questo punto il piccolo, ragionando (come tutti i cani) per causa ed effetto, collegherà che stringere troppo la mandibola farà piangere il fratellino ed in un modo o nell’altro sarà la fine del gioco e forse si beccherà pure un bel rimprovero da parte della madre (e con il passare delle settimane anche dagli altri appartenenti al branco che cominceranno a partecipare all’educazione dei piccoli).
La modulazione del morso è qualcosa che ai piccoli tolti troppo presto dall’interazione del gioco con i fratellini e con la madre manca e spesso ci troviamo noi proprietari a doverlo insegnare (certo non efficacemente come potrebbe essere nel percorso naturale).
Da questo lo scorporamento dell’articolo dedicato a come effettuare noi queste azioni di correzione ed insegnamento: “Il cucciolo morde e fa male. Come risolvere?”
Il momento della pappa
Inizialmente il cucciolo si nutre esclusivamente con il latte materno. Spesso i cuccioli esagerano nelle richieste di allattamento e con lo spuntare dei primi dentini cominciano a fare male alla madre, la quale comincia ad insegnare loro cosa significa: No e basta! Insegna loro cosa significa il ringhio. Ovvero l’avvertimento che precede una punizione più fisica qualora ignorato.
Il ringhio però è una forma di comunicazione vocale del cane e come spiegavamo nell’articolo dedicato all’interno della comunicazione cinofila (La vocalizzazione del cane. Comunicazione Cinofila Parte 4) viene utilizzato sia in un momento di correzione,ad esempio quando i cuccioli esagerano nel gioco o nelle richieste di allattamento… Ma è anche un invito al gioco, è anche una richiesta di coccole, quello che fa la differenza è la modulazione stessa del ringhio. Ed i cuccioli la imparano proprio dalla madre.
Esistono una gerarchia e delle regole
Eravamo al momento della pappa. I piccoli cominciano ad essere svezzati. A questo punto imparano che esiste una gerarchia da rispettare all’interno di un branco/famiglia. Ammettiamo che la madre stia mangiando dalla sua ciotola ed un piccolo si avvicini per rubarle il cibo. Adesso è già abbastanza grande e la madre non permetterà che le manchi di rispetto non attendendo il suo turno a debita distanza, e dunque ringhierà. Qualora per il piccolo il messaggio fosse frainteso, o volesse “alzare la cresta” e continuasse ad avvicinarsi al cibo, allora la madre renderà fisico il rimprovero, costringendolo a buttarsi a terra e sottomettersi.
Il gioco: scuola di vita
Dalla terza settimana i cuccioli cominciano a giocare e questo gioco cambierà nella forma, nella frequenza e nell’intensità, ma non li abbandonerà mai finché non saranno cani anziani.
Il gioco serve a stringere rapporti sociali all’interno di un branco, serve a smorzare situazioni di tensione, serve a rafforzare le posizioni gerarchiche. Ma soprattutto nella prima fase di vita del cucciolo è scuola di vita.
Con il gioco i cuccioli comprendono il sofisticato linguaggio cinofilo. Imparano a relazionarsi con i propri simili (ed anche con le altre specie). Conoscono la caccia, la fuga, la dominanza e la sottomissione. Imparano l’uso delle zampe e del proprio corpo.

Capiamo benissimo quanto difficile sia per un cucciolo tolto troppo presto da queste lezioni di vita il relazionarsi con gli altri cani, una volta adulto. Quante risse e rivalità nasceranno da fraintendimenti, proprio per non aver imparato le corrette regole, i limiti e le barriere basilari per ogni individuo.
Le guide di Blogdog
Per avere una base completa, che dia le nozioni per l’allevamento e l’addestramento del cucciolo, ho creato nella prima delle Guide di Blogdog un manuale nel quale parecchi miei articoli trovano il loro spazio in un percorso temporale che dalla nascita del cucciolo lo accompagnano fino all’età adulta. Disponibile su Amazon sia in formato e-book che cartaceo.

Conclusioni
Come dicevamo gli “errori” e le lacune trascinate dal periodo di socializzazione possono a volte essere recuperate. La semplicità o difficoltà nel riuscirci risiede in molteplici fattori, che possono andare dall’aver subito un trauma da cucciolo, al non essere stato correttamente socializzato con determinati cani, dal carattere e tempra del cane, alla nostra capacità di insegnare e mostrare leadership.
Tra le tante problematiche diffuse vi è quella dell’aggressività del proprio cane verso cani più grandi, più piccoli, verso uomini, o bambini. Spesso perchè una volta arrivato a casa il cucciolo, non lo abbiamo esposto a cani più grossi o più piccoli, per nostra paura. O abbiamo aspettato troppi mesi prima di fargli conoscere il mondo esterno”. Qui viene in aiuto il recupero sociale del cane adulto, con classi di socializzazione presso i centri cinofili, e la desensibilizzazione nei confronti di forti richiami di predazione, per fare un esempio.
Ogni proprietario che ha a cuore il benessere del proprio cane e dell’equilibrio familiare deciderà se affrontare un percorso educativo o meno, ma se possibile, molto meglio sfruttare la finestra temporale della socializzazione e creare un futuro cane adulto sano, equilibrato ed educato.
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Ciao! Sono Alessio Palleschi
La mia passione per la cinofilia, che mi segue da 40 anni, mi ha portato negli ultimi tempi a voler aiutare sempre più persone a creare un rapporto migliore con i propri cani, a gestire e far crescere il proprio cane nel migliore dei modi in completa autonomia. Esplora gli articoli, le guide e gli approfondimenti che ho pubblicato su questo Blogdog!